“È inaccettabile che un territorio vasto ed importante come quello della
provincia di Agrigento venga tagliato fuori dagli investimenti previsti dal Piano
nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”. È questa la dichiarazione da parte
della Confedercontribuenti di Agrigento che vede come responsabile relazioni
internazionali Calogero Spallino. La protesta dei 25 sindaci del 28 aprile a
Roma sembra non aver ottenuto l’esito sperato così come lo slogan da loro
utilizzato “Agrigento non è fuori dall’Italia”. Ancora una volta gli impegni presi
dalla politica e dai politici rimangono disattesi. Anche la Confedercontribuenti
di Agrigento si aggrega convintamente alla protetta già lanciata dall’Ordine
degli Architetti di Agrigento, presieduto da Rino La Mendola, dell’Ordine degli
Agronomi e dei dottori Forestali, presieduto da Maria Giovanna Mangione e dal
presidente del Collegio territoriale dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati
di Agrigento, presieduto da Francesco Ciaccio.
“Tra le province siciliane quella di Agrigento risulta essere una delle più
penalizzate in tema di investimenti – ha detto Calogero Spallino, responsabile
relazioni internazionali confedercontribuenti – in particolare si trova tra gli
ultimi posti per densità demografica (n° abitanti per km2), tasso di crescita e
tasso migratorio. Continua Spallino – In un territorio che vede nella propria
struttura socio-economica attività prevalenti quali l’agricoltura e quella delle
ditte individuali che rappresentano quasi quattro quinti del sistema
imprenditoriale agrigentino, occupando la settima posizione più alta in campo
nazionale, è inammissibile la nostra esclusione dal piano di investimenti. Manca
tutto, siamo vicini al “Game Over” e non sappiamo tra quanto il nostro paese
potrà avere nuovamente una simile possibilità di spesa/investimento. Non c’è
poi da lamentarsi – continua – quando si sente che settori quali quello
dell’industria e dell’edilizia fatichino a ricoprire una posizione di peso
nell’andamento economico del territorio.
Come si può sperare di diventare competitivi in un territorio privo di arterie
autostradali e relativamente lontano dagli aeroporti? Come si può sperare di
poter attirare il turismo in un territorio che soffre la carenza di investimenti
anche solo per i semplici lavori di manutenzione su strade provinciali e locali?
Come si può sperare di poter evitare lo spopolamento causato proprio
dall’emigrazione, sempre più crescente, dei giovani in altri territori con
maggiori possibilità di inserimento lavorativo?” Conclude – Come
organizzazione ci opponiamo a una simile scelta chiedendo alle omonime
organizzazioni di stringersi in una lotta comune, anche tramite una
manifestazione condivisa”.