(Repubblica) La polizia ha fermato, perché sospettato di aver ucciso ieri la coppia di coniugi in un’abitazione di Palagonia, nel catanese, forse durante una rapina, il migrante ivoriano Kamara Mamadou, 18 anni, ospite del Cara di Mineo, che era stato trovato in possesso di un telefono cellulare rubato e con indosso abiti riconducibili al 68enne ucciso. Gli investigatori della squadra mobile etnea hanno individuato tracce di sangue sui pantaloni indossati dall’ivoriano che apparterrebbero al pensionato, morto dissanguato dopo un taglio alla gola, mentre la donna, 70enne di origine spagnola, era stata trovata senza vita in strada, in corrispondenza del balcone di casa da dove si sospetta sia stata scaraventata. “E’ anche colpa dello Stato se i miei genitori sono stati uccisi perché permette a questi migranti di venire qui da noi e di fargli fare quello che vogliono, anche rapinare e uccidere”, ha detto con rabbia Rosita Solano, figlia della coppia uccisa, rientrata da Milano dopo l’omicidio dei genitori. “Renzi venga qui, a spiegare e non a chiedere scusa o a giustificarsi perché i miei genitori ormai sono morti e il Governo deve dirci perché”. Nella casa teatro dell’omicidio sono stati fatti controlli con il luminol e cercate impronte digitali, tracce di Dna e impronte. Accertamenti sono stati eseguiti anche sul cellulare rubato alla vittima durante la rapina in casa e quello del fermato. Ma si cercano anche potenziali complici: gli investigatori ritengono probabile che il giovane ivoriano non abbia agito da solo. Intanto ieri il sindaco di Palagonia Valerio Marletta ha annunciato il lutto cittadino. “La comunità palagonese è in lutto – ha fatto sapere il Comune – e lo sarà ufficialmente il giorno delle esequie dei nostri cari concittadini Vincenzo e Mercedes”. Da ieri sera le bandiere esposte nella casa comunale e da oggi tutte quelle presenti negli edifici pubblici della comunità, rimarranno a mezz’asta. Le indagini sono partite da controlli all’ingresso del Cara di Mineo uno degli oltre 3mila ospiti, un 18enne della Costa d’Avorio, sbarcato a Catania l’8 giugno scorso. La polizia lo controlla all’ingresso del centro e nel borsone trova un telefonino e un pc portatile, ma anche un paio di pantaloni ripiegati sporchi di sangue: sarebbero quelli utilizzati durante la rapina. Dai controlli sul cellulare la polizia di Stato è risalita ai proprietari e al loro indirizzo: una villetta, a Palagonia, in via Palermo. Una pattuglia di carabinieri arriva sul posto per raccogliere la denuncia di furto. La scena che gli investigatori trovano è drammatica: il corpo della donna nel cortile e quello dell’uomo in casa, con segni evidenti di una colluttazione e la casa in disordine. A tradire in giovane, oltre al cellulare, anche i vestiti indossati: erano della vittima, li aveva messi al posto dei suoi abiti sporchi di sangue.
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