(AGI) – Roma, 19 feb. – E’ un epocale cambio di direzione quello che sta avvenendo negli Stati Uniti, secondo un recente studio infatti il 70% dei chirurghi plastici americani ha usato qualche forma di impianto di grasso della paziente per gli interventi al seno (sia ricostruttivi che estetici). "Il grasso ‘autologo’ viene prelevato dall’addome o dalle cosce della paziente stessa con una piccola cannula da liposuzione, il grasso viene poi trattato, purificato e reinserito utilizzandolo alla stregua di un filler riempitivo" spiega il Dottor Carlo Macro Specialista in Chirurgia Plastica, dirigente medico Divisione Chirurgia Maxillo Facciale Ospedale San Camillo di Roma. "La tecnica sta spopolando in tutto il mondo per molti motivi e diversi utilizzi, il risultato infatti e’ piu’ naturale e meno soggetto a rischi di rigetto o effetti collaterali. Il grasso viene usato per aumentare i volumi del viso (zigomi, mento) riempire depressioni cutanee e rughe profonde (come solchi naso-genieni) come forma suprema della medicina estetica detta ‘rigenerativa’ ma si sta spostando verso il corpo. In particolare nella chirurgia del seno il grasso puo’ essere usato come complemento e perfezionamento di un intervento di protesi per rendere piu’ morbidi i contorni, riempire svuotamenti della parte superiore del seno e riempire zone delimitate come l’asportazione di quadranti della mammella a causa di un tumore". Dall’Universita’ di Pittsburg pero’ alcuni colleghi hanno misurato il fenomeno e hanno calcolato come la tendenza piu’ in auge negli USA sia quella di sostituire la ricostruzione con protesi unicamente con il grasso. Per perfezionare la ricerca e’ stato somministrato un questionario a 156 chirurghi plastici della prestigiosa ASPS (American Society of Plastic Surgery), la meta’ dei quali ha risposto che utilizza regolarmente il ‘fat grafting’ sia come tecnica ricostruttiva sia per perfezionare i contorni di un impianto di protesi in un intervento estetico. I tre quarti dei medici preferiscono utilizzare cellule di grasso prelevate dalla zona dell’addome grazie alla facilita’ di prelievo. Ma il dato davvero interessante e’ che i rispondenti hanno indicato che scelgono questa tecnica nel 90% dei casi di ricostruzione mammaria post-cancro, in parte perche’ le esigenze estetiche sono diverse e cosi’ le possibilita’ tecniche. (AGI)
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