[embed_video id=107582]I carabinieri del reparto territoriale di Gela hanno notificato l’ordine di arresto per duplice omicidio volontario, aggravato dalla discendenza, emesso dal procuratore capo, Fernando Asaro, nei confronti di Giuseppa Savatta, la madre 41enne che ha ucciso ieri le sue due bambine, di 9 e 7 anni, avvelenandole con la candeggina e soffocandole con le mani. La donna è ricoverata ancora in ospedale dopo un tentativo di suicidio. I carabinieri continuano a piantonarla nel suo letto della divisione di psichiatria del “Vittorio Emanuele” di Gela, dove i medici l’hanno accolta ancora in preda a turbe suicida, sottoponendola a terapia sedativa. L’ipotesi dello psichiatra è che sia un soggetto dalla personalità bipolare: donna e madre modello nella società e nel lavoro, violenta e possessiva, fino all’omicidio, nel privato.
Intanto, sempre oggi, è stata eseguita l’autopsia sui corpicini senza vita delle due bimbe. L’esame dovrà chiarire se Maria Sofia e Gaia sono morte avvelenate dalla candeggina che sono state costrette a ingerire oppure per soffocamento. ” Se solo me ne fossi accorto prima, avrei dovuto aiutarla, farla ricoverare, ma non avrei mai pensato che sarebbe arrivata a tanto”. Dolore immenso alternato a rabbia, quello che viene fuori dal lunghissimo interrogatorio di Enzo Trainito, il marito, un ingegnere di 48 anni.
Da qualche tempo i nostri rapporti si erano incrinati – ha spiegato l’uomo. Negli ultimi giorni avevamo cominciato a ragionare di separazione. Ma lei non voleva accettarla, era diventata sempre più ossessiva e possessiva con Maria Sofia e Gaia, sempre più nervosa e cupa, ma non ha mai fatto ne detto niente che potesse lasciare presagire una tragedia del genere. Mai niente”.
Nel reparto di psichiatria, dove è ricoverata, Giusi Savatta sembra aver recuperato piena consapevolezza e lucidità. “Nessuna rimozione degli eventi come capita spesso in questi casi – dicono gli inquirenti – la signora sa perfettamente quello che ha fatto”. Non è stata ancora interrogata, ma a chi le è stato vicino ha alternato continue richieste di essere uccisa alla inspiegabile frase: “Dovevo salvare loro e salvare me”. Una frase – spiega chi indaga – probabilmente legata ad una mal interpretata ed esasperata fede religiosa alla quale, negli ultimi tempi, parallelamente alla sua crisi familiare, la donna si era appigliata.
Drammatiche le fasi della mattinata di ieri ricostruite dagli inquirenti anche grazie alla testimonianza del marito. “Sono rientrato a casa dal lavoro un po’ prima del solito, verso le 12.30 – ha detto tra le lacrime – e le bambine erano già morte, a terra, non respiravano più. Giusi era nella vasca da bagno piena di acqua e candeggina e stava cercando di strangolarsi con il flessibile della doccia. L’ho bloccata, ho gridato, ho chiamato aiuto, ha bevuto ancora candeggina sotto i miei occhi. Continuava a ripetere ‘Ammazzami, uccidimi, le ho ammazzate tutte e due’. E io le gridavo ‘Perché l’hai fatto’, ma lei non rispondeva”.
Una versione pienamente confermata dai vicini di casa intervenuti in soccorso. Decine le persone già sentite da polizia e carabinieri che ancora oggi proseguiranno negli interrogatori. Da tutte
le testimonianze emerge il ritratto di una famiglia perbene, di un contesto sociale curato, di una crisi familiare non lasciata trapelare all’esterno.