Quaranta gradi e oltre. E il termometro è destinato a salire ancora. L’ondata di caldo in Sicilia non mollerà la presa fino al weekend. Oltre alle fiamme degli incendi, a preoccupare sono i raccolti e la salute degli allevamenti ma anche il costo dell’acqua per l’irrigazione. Le riserve e i parchi sono a rischio roghi per mancanza di interventi di prevenzione e le risorse idriche in Sicilia restano sempre “osservate speciali”
DUE GIORNI ROVENTI
«Tra sabato e domenica sarà crollo termico – annuncia Luigi Pasotti, dirigente dell’unità operativa Climatologia dell’Osservatorio regionale delle acque – le temperature scenderanno anche di dieci gradi e più». Ma intanto si continua a soffrire per altre quarantott’ore. Soprattutto domani: dopo i 44 gradi raggiunti a Siracusa e i 42 sfiorati a Cefalù, sarà un venerdì rovente, con punte di 43 gradi, in particolare a nord dell’Isola. E l’incubo incendi resta perennemente – e pericolosamente – dietro l’angolo.
RISERVE A RISCHIO
Legambiente lancia l’allarme: «Nei parchi e nelle riserve non gestiti dal dipartimento rurale della Regione non si fa prevenzione », avverte Gianfranco Zanna, presidente dell’associazione ambientalista in Sicilia. Nell’Isola ci sono 27 riserve e parchi curati da privati e 17 dalle ex province. «Sono stati tagliati i fondi e non si riesce a intervenire nelle opere che aiuterebbero a evitare gli incendi. Abbiamo cercato un accordo con l’assessorato per impiegare anche in queste realtà i forestali.
Ma non c’è stato niente da fare, ci si pensa soltanto quando il disastro è compiuto», conclude Zanna. A rischio i boschi di Ustica e Salina, per esempio. Caso diverso quello della Riserva dello Zingaro, chiusa da martedì per “troppo caldo”. Non ci sono le condizioni di sicurezza e resta inaccessibile “fino a data da destinarsi”, come si legge sul sito.
DIGHE IN RISERVA
Non piove da marzo ma «le riserve idriche, almeno per il momento, sono sufficienti», secondo Franco Greco, dirigente regionale del Servizio infrastrutture per le acque. Non ci dovrebbe essere bisogno di erogare acqua a turni, anche se quest’anno, sulla Sicilia, è caduto un 15 per cento di precipitazioni in meno, con conseguenze inevitabili sugli invasi, dalla diga Poma alla zona del Gelese. «Una riduzione tutto sommato tollerabile, per una regione abituata alla siccità come la Sicilia» continua Greco. «Da noi, la pioggia cade al massimo fino ad aprile, quindi non è strano arrivare a giugno con tre mesi di siccità, diversamente dal nord Italia dove il problema è più sentito per l’anomala carenza di precipitazioni a maggio». Nessuna allerta, insomma, ma si tiene alta la guardia tutto l’anno, pensando all’estate già dall’inverno e accumulando riserve.
«Se riusciamo a sopportare questi deficit è perché abbiamo giocato d’anticipo, puntando su una pianificazione attenta» continua Greco. «Dal 2016, la Regione ha istituito un tavolo tecnico con i gestori del servizio idrico e i consorzi». Riunioni mensili per programmare gli utilizzi, verificare i consumi, limitare la dispersione dell’acqua e far riparare le condotte rotte.
CAMPAGNE A SECCO
È nelle campagne che l’acqua non basta mai. «La terra ha sete. Si spacca. È come d’acciaio», dice Filippa Campo, imprenditrice dell’Ennese. «Le mie pecore producono meno latte perché, piovendo meno, l’erba è meno succosa. Prima c’erano corsi d’acqua in cui potevamo far bere gli animali, quando li portavamo al pascolo. Ora dobbiamo organizzarci prima con le vasche». Per il presidente regionale di Coldiretti Francesco Ferreri, l’acqua è la prima emergenza dell’estate siciliana.
«Nel Nisseno, alla preoccupazione della carenza idrica, si associa il costo elevatissimo per l’irrigazione dell’ortofrutta. Stesso discorso per le altre province, dove l’acqua è alla base dell’economia locale. Ovunque scontiamo il problema della rete fatiscente, sottoposta a continui guasti con sprechi enormi. Ad Agrigento le colture arboree hanno avuto già bisogno di essere irrgate e quindi per le aziende c’è un maggiore esborso, mentre in alcune zone montane la mancanza di pioggia ha provocato una produzione cerealicola inferiore».
ALLERTA SANITARIA
Intanto, per fronteggiare al meglio l’emergenza caldo, l’azienda sanitaria provinciale di Palermo si è attrezzata, dal primo giugno, con un piano d’intervento speciale. Sotto osservazione soprattutto gli anziani, i medici di famiglia segnalano a una centrale operativa i casi più preoccupanti e l’azienda sanitaria interviene direttamente a casa, tramite degli infermieri.
«Adottare questo metodo è
fondamentale, con temperature così alte. Ci permette di andare rapidamente da chi soffre ed è disidratato », dice il direttore generale dell’Asp, Antonio Candela. Attenzione anche ai bambini, per i quali sono stati distribuiti volantini in ospedali e altri presidi sanitari. «I consigli sono semplici – spiega il manager- soprattutto bisogna bere tanta acqua ed evitare di fare sport e movimento negli orari più caldi», conclude Candela.