Blitz dei Carabinieri ieri pomeriggio nelle campagne di Villaggio Mosé. In pochi minuti, una ventina di militari hanno prima accerchiato e poi fatto irruzione nella villa di Antonio Massimino, il 51enne agrigentino già noto alle Forze dell’Ordine. Dopo accurate ricerche, dalla minuziosa perquisizione domiciliare, è saltata fuori un’arma da fuoco, una pericolosa semiautomatica calibro 7,65, con la matricola totalmente abrasa, caricatore completo di sei cartucce inserito e pronta all’uso. Vicino al “ferro”, i militari hanno anche trovato circa 200 cartucce di vario calibro, e infine due penne pistola calibro 6,35, uguali a quelle viste nei film degli 007. Infine, ben nascosto, è stato anche sequestrato un rilevatore di frequenze. Insomma, un vero e proprio armamentario pronto a fare fuoco in ogni momento e ad eludere i controlli delle Forze dell’Ordine. Era l’imbrunire quando i Carabinieri hanno notato dei movimenti sospetti intorno alla villa del Massimino. Di lì l’intenzione di fare irruzione. Pochi attimi e dai cespugli sono saltati fuori circa 20 militari che hanno circondato l’area e fatto irruzione nella villa. Alla presenza del Massimino e del nipote Gerlando, i Carabinieri hanno setacciato ogni angolo, fino a quando si sono insospettiti per un cumulo di foglie secche stranamente riposto su un sacco nero abbandonato nei pressi dell’abitazione. I militari hanno rimosso i rami e hanno aperto l’involucro. Da dentro, ben occultati in buste di nylon e contenitori di plastica, sono saltate fuori le armi e le munizioni, comprese le due “penne-pistola” alla James Bond. Le manette sono così scattate ai polsi degli agrigentini Antonio e Gerlando Massimino, che adesso dovranno rispondere ai Magistrati del Tribunale di Agrigento di detenzione illegale di armi da fuoco clandestine e ricettazione. Per Antonio è scattata anche la denuncia per violazione degli obblighi derivanti dalla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, alla quale si trovava nel frattempo sottoposto. Per i due si sono aperte le porte del carcere Petrusa. Le armi trovate dai militari, saranno ora esaminate dagli specialisti del RIS Carabinieri di Messina che le sottoporranno a particolari esami comparativi volti a stabilirne ogni eventuale utilizzo anche in recenti fatti di sangue.
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