Grazia Maria Ficarra scrive:
“La storia che oggi voglio denunciare riguarda la storia vissuta dalla mia famiglia, da mio padre Ficarra Giuseppe e mia madre Saetta Maria, vissuti a San Cataldo, in via Pio La Torre 107/A fino al giorno del loro decesso.
La denunciante è l’unica “superstite” della famiglia, Grazia Maria, seconda di tre figli, anche loro deceduti.
I miei genitori, sposati dal 1975, non hanno avuto una vita matrimoniale semplice, in quanto dalla nascita del primo figlio (morto all’età di 5 anni) hanno dovuto affrontare gravi malattie, lunghe ospedalizzazioni sia in Sicilia che fuori dalla Sicilia, che hanno pesato gravemente sulla situazione economica della famiglia. Unica fonte di reddito il lavoro di mio padre, operaio generico di una fabbrica del paese. Non ci ha mai fatto mancare nulla, abbiamo vissuto una vita umile e dignitosa, ha affrontato qualsiasi esigenza familiare si presentasse, senza mai ricevere aiuto da nessuno; ha dato priorità di cura ai suoi due figli, Antonio e Domenico; mi ha dato la possibilità di studiare, mi sono laureata e oggi ho una posizione lavorativa grazie a lui. Mia madre si è sempre occupara dell’accudimento dei figli in primis e della famiglia in generale, sacrificando tutta se stessa per gli altri.
Abbiamo sempre vissuto in casa in affitto proprio perché non si poteva affrontare un mutuo per acquistare una propria casa.
Finalmente, però, nel 2000 varchiamo con grande commozione quella che sarebbe diventata da lì a 20 anni la “nostra” casa.
Lo I.A.C.P. di Caltanissetta ci assegna un alloggio popolare con facoltà di riscatto, secondo l’Art. 20 della L.R. 25/03/1986 n. 15.
Viviamo in tranquillità fino al 3 febbraio 2011, giorno in cui papà, a causa di una breve malattia, muore a 59 anni, lasciando in casa moglie e figlio Domenico, quest’ultimo con gravi problemi di salute e in cura al Gaslini di Genova.
Domenico muore a soli 30 anni il 24 luglio 2016, lasciando la mamma e me, che nel frattempo da pochi mesi avevo costituito un mio nucleo familiare.
Dal 2016 mamma Maria inizia ad avere un peggioramento del suo stato di salute, la cui causa non si chiarisce subito. Solo nel 2021 arriva il verdetto di morte: SLA Bulbare, la quale non le dà scampo e muore anche lei 02/07/2022, a soli 70 anni. Da quella casa sono uscite dunque tre bare. La mia famiglia si distrugge nel giro di 11 anni e rimango solo io e il vuoto. Ma la vita pensa bene di non risparmiarmi altro dolore e perciò inizio un’altra battaglia per difendere quella che è stata la nostra casa, il nostro “nido” per 23 anni.
Faccio un riassunto per la vicenda casa.
Il 28 giugno 2022 avremmo compiuto i 20 anni di locazione nella casa dello IACP e pertanto avremmo potuto inoltrare richiesta di riscatto e acquisto della stessa.
Per tale motivo il 07 maggio 2022 mando una prima richiesta via pec all’ufficio dello IACP preposto, chiedendo l’iter per il riscatto dell’abitazione, facendo presente lo stato di salute precario di mia madre. Non ricevendo nessuna risposta, ne invio una seconda a distanza di 10 giorni, ribadendo la medesima richiesta e facendo presente che mia madre è in possesso di legge 104 art. 3 co.3 e quindi in uno stato di salute grave.
Il 01 Giugno mi viene inoltrata tutta la modulistica da presentare. A metà giugno mi presento personalmente presso gli uffici IACP per sapere se avevano già predisposto gli atti di vendita e acquisto, per poter ufficializzare il tutto il primo giorno utile. Mi dicono che i 20 anni si compiono il 28/06/2022 (visto che abbiamo dovuto aspettare 2 anni dal giorno di consegna delle chiavi della casa alla firma del contratto) e che dal giorno dopo avrei potuto presentare richiesta ufficiale. Così faccio e il 29/06/2022 inoltro istanza di richiesta di riscatto, evidenziando il peggioramento delle condizioni cliniche di mia madre.
Io intanto continuo a mandare pec anche per la richiesta di ampliamento del nucleo familiare di mia madre, in quanto unica figlia che si stava occupando della sua assistenza sanitaria, con richiesta di nulla osta. Ho ricevuto una risposta di diniego solo al luglio successivo.
Il 01 luglio, dopo essere stato effettuato un sopralluogo da parte dei tecnici dell’Istituto, con la finalità di verificare l’originario stato di fatto dell’abitazione senza presenza di opere abusive, il cui esito è stato favorevole, inoltro ennesima pec allo IACP, indirizzata anche alla responsabile del servizio, Dott.ssa Bugiada, con cui avevo avuto modo di parlare anche di persona più volte, chiedendo di poter effettuare con urgenza il pagamento per il riscatto. Tutto tace.
Il 02 luglio mamma muore e qualche giorno dopo mi reco all’Istituto per parlare con la responsabile sulla possibilità di prosecuzione dell’atto, visto che comunque era stato avviato l’iter burocratico, ma mi viene comunicato verbalmente che avrei dovuto lasciare la casa, in quanto non potevo subentrare alla stessa.
Il 14/07/2022 mi arriva pec di rilascio dell’immobile entro 15 gg, in quanto deceduta l’intestataria che avrebbe avuto diritto all’acquisto, con eventuale attivazione di procedimento giudiziario qualora non avessi rispettato i dovuti termini. Mia madre era deceduta da appena 12 giorni e hanno dimostrato già da allora la poca delicatezza nel non rispettare un grave lutto familiare.
Rispondo qualche giorno dopo chiedendo un differimento dei termini di sgombro a causa di problemi di salute della medesima. Chiedo pareri a diversi legali ma sembra che tutto mi remi contro. Anzi, pare anche che sia stata modificata la tipologia di assegnazione degli alloggi, non riservandoli più a lavoratori dipendenti, ma trasformando gli alloggi in pura edilizia popolare, e che c’è una lista di assegnatari che necessita di essere scorsa.
Il 25/01/2023 vengo contattata telefonicamente dagli uffici comunali del paese in cui vivo, riferendomi che devono recapitarmi una notifica da parte dell’IACP di Caltanissetta. La modalità di recapito è di evidente violazione della privacy, in quanto il messo comunale consegna a mano un foglio stampato senza busta chiusa, dando la possibilità di lettura a qualsiasi persona dell’ufficio. La notifica intimava entro 30 gg lo sgombero immediato dell’abitazione con i dovuti procedimenti giudiziari in caso di omissione di atto. Sento i referenti dello IACP segnalando la grave azione di violazione di privacy che hanno agito nei miei confronti, e mi rispondono che non hanno mandato una raccomandata per una questione di spesa e per velocizzare i tempi. Non ho denunciato per non aggravare la situazione ma la cosa mi ha molto indignata.
Procedo a fine febbraio allo sgombero della casa e si fissa la consegna della chiave per il 28/02/2023, delegando una persona di mia fiducia, vivendo io fuori sede.
L’alloggio è consegnato secondo tutti i parametri di legge, peccato che ancora una volta l’Istituto pensa bene di convocare nella medesima data e nel medesimo luogo anche i futuri assegnatari dell’immobile, creando un evidente sdegno nei confronti di chi in quella casa ha dato anima e corpo, mancando gravemente di rispetto a chi ha lasciato lì un pezzo di cuore, dimostrando estrema insensibilità, poca delicatezza, mancanza di rispetto per le persone. Potevano anche creare dissidi tra le parti.
Concludo dicendo che sono schifata da tutto il sistema. La casa era ad un passo dal diventare “nostra”, tutto era stato avviato nei giusti termini, peccato che per chi era in ferie, chi in malattia, chi aveva sottovalutato la questione di estrema fragilità di mia madre o forse per “altre pressioni” che non conosco o che non voglio conoscere, qualcuno ha fatto passare quei giorni fatidici che ci avrebbero dato la possibilità di tenerla ed evitare di arrivare a questo triste epilogo.
Dico che non è giusto per chi è stato onesto pagatore, per chi ci ha creduto fino alla fine e per l’ennesimo “lutto” che ho dovuto vivere lì in Via Pio La Torre 107/A. La sensibilità delle persone sicuramente non è di “casa” allo IACP di Caltanissetta!”
(La redazione è disponibile ad eventuali repliche)