(Repubblica) Quella legge è da smontare. Il governo nazionale ufficializza i rilievi alla riforma delle Province varata dall’Ars. Sotto accusa finisce il corpo centrale del testo. In primis, la mancanza di un voto ponderato, ovvero il concetto dell’uno vale uno: l’Assemblea ha stabilito che, per l’elezione del presidente del libero consorzio o del sindaco metropolitano, la preferenza espressa dall’amministratore del capoluogo vale come quella del collega di un lontano comune del comprensorio. Criterio che, a parere di Palazzo Chigi, non tiene conto del criterio della rappresentanza. Seconda contestazione: il sindaco dell’area metropolitana, per il governo, deve coincidere con il sindaco del capoluogo e non essere scelto fra tutti quelli della Provincia. I rilievi, finora comunicati solo informalmente alla Regione, sono stati manifestati ieri in modo diretto dal
sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa all’assessore alle Autonomie locali Giovanni Pistorio, nel corso di un incontro che si è tenuto a Roma. Ma ora è caos intorno alla legge e anche intorno alle elezioni di secondo grado per le “nuove” Province (sei liberi consorzi e tre aree metropolitane), già indette da Palazzo d’Orleans per il 29 novembre. Spaccatura nella giunta: l’assessore Pistorio vorrebbe cambiare la legge. Voto del 29 novembre in bilico. Congelata la campagna elettorale
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