A Ravanusa, sono intensi i controlli anti-sciacallaggio predisposti dai carabinieri per proteggere i beni e, soprattutto, la serenita’ della gente la cui vita e’ stata sconvolta per sempre dall’esplosione che sabato ha causato devastazione e morte. Alcune persone sospette che si aggiravano nei pressi delle abitazioni sgomberate senza alcun titolo o ragione per farlo, sono state identificate e allontanate. “Sette, otto – dice all’AGI il capitano Augusto Petrocchi, comandante della compagnia carabinieri di Licata – persone sospette che si aggiravano nell’area delle case sgomberate. Non sono state segnalate, ma identificate e allontanate. I servizi sono stati intensificati a tutela dei beni e soprattutto della serenita’ di questa gente che e’ molto provata. Residenti che spesso sono venuti con un trolley per recuperare le cose piu’ importanti… tutta una vita in un trolley… un dramma grandissimo. E’ questa gente e la loro serenita’ che dobbiamo e vogliamo tutelare. Per questo continueremo a garantire la nostra presenza. Noi ci siamo”.
Intanto saranno eseguite, a partire da oggi, all’obitorio dell’ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento, le autopsie sui corpi delle sette vittime dell’esplosione avvenuta sabato sera a Ravanusa. Gli esami proseguiranno anche nei prossimi giorni. Le salme saranno anche sottoposte, a quanto si apprende, a una tac prima dell’esame autoptico. Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che coordina, con la pm Sara Varazi, l’inchiesta per disastro colposo e omicidio plurimo colposo, ha conferito l’incarico al medico legale che eseguirà l’autopsia.
Le vittime sono Selene Pagliarello, l’infermiera 30enne che domani avrebbe dovuto dare alla luce il figlio Samuele, il marito 35enne Giuseppe Carmina, i genitori del marito, Angelo Carmina e Crescenza Zagarrio, il docente di filosofia Pietro Carmina, Gioachina Minacori e la dipendente comunale Carmela Scibetta. Restano ancora sotto le macerie Calogero e Giuseppe Carmina, padre e figlio.