Intervento di Salvatore Gangi, presidente del Comitato regionale Piccola Industria di Confindustria in Sicilia, all’odierno incontro fra i vertici isolani dell’associazione e il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano:
«Signor ministro,
mi preme innanzitutto ringraziarLa per aver accettato l’invito del sistema confindustriale siciliano a questo incontro “virtuale”, cui mi auguro quanto prima potrà seguire un incontro de visu. Chi le parla rappresenta il mondo delle piccole e medie imprese siciliane iscritte a Confindustria, quel nocciolo duro su cui da sempre si fonda il sistema capitalistico italiano. Un paio di settimane addietro ha ricevuto una mia lettera di plauso per il suo intervento sulla “Decontribuzione Sud”. Non posso che rinnovarle il mio plauso. Fare impresa in Sicilia, mi permetta di dire, è realmente una impresa, per le diverse difficoltà che caratterizzano il nostro territorio. Una tra tutte, la mancanza atavica di infrastrutture. Quando parlo di infrastrutture non solo penso alla rete stradale, ai porti e agli aeroporti presenti in Sicilia (personalmente sento parlare di una seconda pista per l’aeroporto etneo dalle scuole superiori e qualche anno è passato), ma anche semplicemente alla rete di infrastrutture che mi permetto di definire “light”, come i semplici ripetitori di telefonia mobile e la rete di cablaggio in fibra ottica. Signor ministro, lungo la Catania-Ragusa è impossibile parlare al telefono per più di 5 minuti. Vi sono alcune aree industriali dove avere una fibra ottica dedicata è quasi impossibile. Viviamo in una terra dove il costo dell’insularità è pari a 6.5 miliardi di euro l’anno. Praticamente, è come se l’economia siciliana negli ultimi vent’anni abbia vissuto anno per anno un peso analogo a quello determinato dalla pandemia. Viviamo in una terra in cui vi sono 7 miliardi di infrastrutture pronte per essere sbloccate. E questo sblocco comporterebbe una crescita del pil siciliano pari al 6%. Chiudo dicendo che il comune denominatore, il leit motiv degli interventi dei colleghi presidenti delle territoriali siciliane e del sottoscritto è uno: mancanza di programmazione. Da imprenditore, sogno che anche in Italia, anche in Sicilia l’approccio sia simile a quello di una normale azienda che si dota di un business plan, quantomeno quinquennale, per raggiungere degli obiettivi. Siamo stanchi di gestire emergenze, vorremmo gestire una semplice normalità programmata».