L’architetto Armando Amico tace. Preferisce avvalersi della facoltà di non rispondere l’ex dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Caltanissetta, tirato in ballo per due episodi di falso nell’inchiesta “Perla Nera” su quella che ormai è stata ribattezzata “Cimiteropoli” in relazione ai lavori per la realizzazione di nuovi loculi al cimitero “Angeli”. L’ex dirigente tecnico di Palazzo del Carmine – accompagnato dal suo legale, l’avvocato Michele Micalizzi – non ha risposto alle domande del Gip Maria Carmela Giannazzo, che lo ha interrogato nel suo ufficio al sesto piano del Palazzo di Giustizia. Una scelta, quella di rimanere in silenzio, legata alla mole di atti che gli ha impedito di leggere attentamente il contenuto delle accuse racchiuse nell’ordinanza di custodia cautelare. Al termine del breve interrogatorio, l’avvocato Micalizzi ha chiesto al giudice la remissione in libertà di Amico, producendo una documentazione che attesta come il dirigente sia andato in pensione già da oltre un anno e quindi non v’è possibilità di reiterare il reato. Secondo la difesa dell’ex capo dell’ufficio di via Duca degli Abruzzi, infatti, non sussiste una condotta attuale per la posizione di Armando Amico. Da qui la richiesta del difensore di revocare gli arresti domiciliari, sulla quale il giudice scioglierà la riserva nei termini previsti.
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