Resta in carcere Giovanni Francesco Di Prima, 22 anni di San Giovanni La Punta, nel Catanese, che ha ucciso la sorella Lucrezia di 37 anni. Accuse gravissime: omicidio e occultamento di cadavere. Il ragazzo si è autoaccusato dell’omicidio ed è stato lui stesso a condurre gli inquirenti sul posto dove aveva tentato, sotto alcuni materessi, di nascondere il corpo privo di vita della giovane sorella.
Un movente folle
Dalla ricostruzione dei carabinieri il movente non è da ricollegare a un litigio ma da un “pensiero” fisso del giovane che aveva deciso di uccidere la sorella perché voleva “liberare” i genitori dal peso derivante da richieste di somme di denaro di Lucrezia per ristrutturare un’abitazione in cui sarebbe dovuta andare a vivere con il fidanzato, futuro marito. Pertanto, approfittando dell’assenza dei genitori, dopo essersi appostato tra la camera della sorella e il bagno, le ha sferrato tre fendenti con un coltello da caccia provocandole la morte e spingendola all’interno della doccia.
Con lucida freddezza, il ragazzo, ha quindi avvolto il corpo della donna in un lenzuolo bianco e in teli di plastica e, dopo aver trascinato il cadavere per le scale dei tre piani
della villetta sino al garage, l’ha caricato sul sedile posteriore della Fiat Panda per poi nasconderlo sotto due vecchi materassi nella zona di campagna ai piedi dell’Etna, esattamente in un campo abbandonato a Tarderia, tra Pedara e Nicolosi.
La ricostruzione della dinamica è stata confermata dai rilievi effettuati dalla sezione investigazioni scientifiche mediante il “Luminol” all’interno dell’abitazione familiare e sull’auto, nonostante il tentativo di nascondere le tracce del reato. Infine è stata trovata anche l’arma nella notte tra sabato e domenica: sotto un mobile del garage è emerso il coltello da caccia che impugnato dal 22enne ha stroncato la vita di Lucrezia Di Prima.
La scomparsa di Lucrezia Di Prima era stata denunciata dal fidanzato – totalmente estraneo ai fatti -, con il quale si doveva sposare a breve, e dal fratello lo scorso 15 ottobre. La donna mancava di casa da ore e non aveva con sé né il portafoglio né il cellulare: entrambi gli oggetti si trovavano in casa. I genitori, con i quali conviveva, si trovavano fuori Regione e sono stati subito allertati e hanno fatto rientro in Sicilia. Anche il sindaco di San Giovanni La Punta Bellia aveva diffuso un appello per ritrovare Lucrezia, la famiglia era molto conosciuta in città e la ragazza era attiva nel volontariato e nella vita parrocchiale.
A insospettire gli inquirenti sono state alcune tracce di sangue su uno dei cerchioni della Panda di famiglia. Inoltre, come riferito anche dal padre, era scomparso un lenzuolo che utilizzavano per coprire degli attrezzi ginnici conservati in garage. I sospetti sono ricaduti sul fratello che aveva fornito, nel suo racconto delle ultime ore, alcune incongruenze ed è stato riconvocato in caserma. Vistosi ormai perduto si è autoaccusato del gravissimo reato e ha accompagnato i militari nel luogo in cui aveva cercato di nascondere il cadavere.