Jessica Napoli educatore professionale:
La scorsa settimana ha rappresentato una svolta importante nel mondo delle professioni educative. La firma dei Ministri Speranza e Messa, che fanno capo al Ministero della Salute e a quello dell’ Università e della Ricerca al decreto previsto dall’articolo 33 bis del D.L.104 del 14 agosto 2020, ha formalizzato la presenza dell’educatore professionale socio pedagogico nel mondo sanitario e socio- assistenziale, entrando a pieno titolo e per legge in queste dimensioni.
Nel decreto si legge appunto che questa figura vede il suo tratto specifico, nei servizi socio- sanitari e della salute, nella dimensione pedagogica, nelle sue declinazioni sociali, della marginalità, della disabilità e della devianza. In altre parole si tratta della promozione della prospettiva pedagogico-educativa, con azioni che mirano a contenere difficoltà educative, relazionali, ed alla promozione di progetti ad hoc volti alla promozione della salute e del benessere personale. Si legge chiaramente che l’educatore professionale socio pedagogico- deve operare in tali contesti, senza sovrapporsi chiaramente con il personale sanitario e/o socio- sanitario.
Quando parliamo di questo profilo professionale, ci riferiamo a tutti quegli individui che conseguono una laurea triennale in Scienze dell’Educazione e della Formazione L19 ( quantomeno quelli della nuova generazione),che possono eventualmente avere determinate specializzazioni grazie a percorsi quali un Master o Corsi di Alta Formazione, e che possono operare nel Terzo settore ( e ora anche in quello pubblico) a più livelli : Centri di riabilitazione neuro psicomotoria, Comunità alloggio, Comunità terapeutiche, Infanzia e Scuola primaria. L’utenza varia dalla disabilità alla dipendenza patologica, dai minori a rischio agli anziani, dagli immigrati al settore scolastico. Nello specifico, un educatore professionale socio pedagogico lavora a stretto contatto con le persone, progettando, organizzando e gestendo servizi ed interventi educativi. Lavora in equipe con altre professionalità, e opera concretamente con l’individuo e le famiglie, singolarmente o in gruppo, spesso anche in sinergia con il territorio. Questo per realizzare interventi di reinserimento, inclusione ed educazione che risultino quanto più funzionali possibili. Per le sue caratteristiche e per le competenze del quale è portatore, non va sicuramente confuso con altri profili professionali.
Quanto accaduto in questi giorni è importantissimo. In primis perché è un evento che da ancora più lustro ad una professione che, soprattutto di questi tempi, si fa portatrice di risposte importanti ed efficaci. In secondo luogo, perchè amplia la sua spendibilità anche in altri settori quali quello pubblico o socio- assistenziale ( ad esempio le RSA che ospitano le persone anziane) offrendo nuove opportunità a tante persone. Rimane aperta la questione di un Albo relativo alla categoria, ma ad ogni modo, questa firma rappresenta uno step non indifferente verso strade diverse e sicuramente interessanti.