CALTANISSETTA – In data odierna la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Caltanissetta, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni riguardante il niscemese Giuseppe Amedeo Arcerito, formalmente intestati a terzi, segnatamente ai coniugi Calogero La Rosa e Rosaria Arcerito, rispettivamente cognato e sorella del proposto. La misura ablativa chiesta dalla D.D.A. di Caltanissetta colpisce i seguenti beni: sette capannoni, un fabbricato adibito ad uso dormitorioun box destinato ai servizi igieniciuna struttura in legno adibita a cucina.il rifacimento del tetto di copertura del fabbricato in catasto al foglio 35, particelle 44 sub 3 e 45 sub 2 (divenuti a seguito di aggiornamenti catastali foglio 35, particelle 44 e 45), adibito ad abitazionel’ampliamento del fabbricato medesimo, consistito nella realizzazione di verandal’ampliamento del fabbricato già esistente, al catasto al foglio 35, particella 44sub2 (divenuto foglio 35, particella 44), consistito nella realizzazione di vano adibito a servizio igienicola realizzazione di un cancello autoportantela realizzazione di un cancello con due pilastri in mattoni pressatila realizzazione di una recinzione lungo il perimetro dell’areal’innalzamento di un muro in calcestruzzoImpianto di lavaggio all’aperto per mezzi industriali.<br />Giuseppe Amedeo Arcerito, medico dentista, è stato più volte denunciato per associazione di tipo mafioso; tratto in arresto nell’ambito dell’operazioni di polizia “Ricostruzione”, nel giugno 2001 veniva condannato nel 2002 dal Tribunale di Catania alla pena di anni 3 di reclusione per associazione mafiosa e di vari episodi di estorsione ed incendio, la cui sentenza è divenuta definitiva nel 2003. Attualmente risulta essere detenuto presso la casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, poichè tratto in arresto da personale della Squadra Mobile nel corso dell’operazione di Polizia denominata “Parabellum”, eseguita in data 25 luglio 2011, in quanto indagato, in concorso con altri, dell’omicidio di Alfredo Campisi, ad Acate. Arcerito, nell’ambito del medesimo procedimento penale istruito dal Tribunale M.P. di Caltanissetta, a seguito di richiesta del Questore di Caltanissetta, veniva raggiunto da analogo provvedimento di sequestro che colpiva i seguenti beni : Fabbricato sito in Niscemi, contrada Ulmo snc, piano T – Contraddistinto al catasto fabbricati al foglio 63, particella 156, della consistenza di 191 m², vani (cat. A/3 classe 1). Rendita catastale 187,47 euro;Terreno sito in Niscemi, contrada Ulmo. Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 44, della consistenza di 14 are e 30 centiare;Fabbricato rurale sito in Niscemi, contrada Ulmo. Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 45, della consistenza di 80 centiare;Terreno sito in Niscemi, contrada Ulmo. Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 106, della consistenza di 17 are e 60 centiare;Terreno sito in Niscemi, contrada Ulmo. Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 157, della consistenza di 27 are e 80 centiare;Terreno sito in Niscemi, contrada Ulmo. Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 159, della consistenza di 45 are e 70 centiare;Autovettura Audi A4 Avant, targata DP 541 LN, telaio WAUZZZ8EX7A108547;Rimorchio agricolo Stima 60, targato CL001504, telaio 1526;Trattore agricolo Fiat 80, targato CL010205, telaio 843433;Trattore agricolo Fiat 505, targato CT007373, telaio 620204;Conti correnti, libretti di risparmio, depositi titoli e dossier titoli. Ciò nonostante, indagini della Squadra Mobile hanno permesso di individuare altri beni, oggetto del sequestro in questione, il cui beneficiario, sebbene non figurasse ufficialmente, sarebbe stato proprio Arcerito. Scattavano così ulteriori investigazioni patrimoniali condotte in particolare, dai poliziotti della Squadra Mobile di Caltanissetta, da quelli del Commissariato di P.S. di Niscemi e dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, inizialmente su delega della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – presso il Tribunale di Catania, emessa dal Sostituto Procuratore dr. Lucio Setola. Si accertava anzitutto documentalmente, presso il Comune di Niscemi, che i beni oggetto del sequestro, indicati dai collaboratori di giustizia come “i capannoni di Arcerito” erano strutture abusive, tant’è che, in data 7 novembre 2011, il Dirigente della Ripartizione Urbanistica del Comune di Niscemi ordinava la demolizione delle opere. Quindi venivano svolti mirati accertamenti economico-patrimoniali sia nei confronti del proposto ARCERITO Giuseppe Amedeo, sia nei confronti del suo nucleo familiare, in particolare nei riguardi della sorella – ARCERITO Rosaria che, unitamente al coniuge LA ROSA Calogero, risulta intestataria dei beni in argomento.<br />Al riguardo, il G.I.C.O. di Caltanissetta ricostruiva la reale situazione patrimoniale e finanziaria del nucleo familiare LA ROSA/ARCERITO e dello stesso proposto, facendo così emergere una netta sproporzione rispetto ai redditi dichiarati ed alle movimentazioni di denaro. Successivamente venivano attivate indagini tecniche che venivano coordinate, dal mese di settembre 2013, dalla Procura della Repubblica – D.D.A. presso il Tribunale di Caltanissetta, Sost. Proc. Dr. Onelio Dodero, i cui esiti positivi permettevano di avanzare richiesta per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di ARCERITO Giuseppe Amedeo anche in relazione ai succitati beni, oggetto del sequestro de quo. Infatti, dai colloqui in carcere effettuati dal detenuto in questione con la sorella Rosaria e con il cognato La Rosa Gaetano sarebbe emerso ll’interesse personale di Arcerito nella gestione “dei capannoni”, informandosi il predetto dell’andazzo di quegli affari. Dette opere, infatti, ad oggi, oltre a non essere state demolite, sono state incrementate di ulteriori costruzioni, consistenti in capannoni, che analogamente verranno sottoposte a sequestro in forza del medesimo provvedimento.
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