A Palermo, una ragazzina di 13 anni veniva ripresa a sua insaputa durante rapporti sessuali e i video venivano condivisi e postati in rete. La sezione di Pg della polizia di stato della procura per i Minorenni, ha eseguito cinque misure cautelari nei confronti di quattro ragazzi e di un maggiorenne dopo le indagini coordinate dal procuratore Claudia Caramanna, dal pm Francesco Grassi del procuratore aggiunto Laura Vaccaro e dal pm Luisa Bettiol.
A fare scattare l’indagine la denuncia presentata dai genitori su un video pedopornografico che girava in rete che ritraeva la figlia. Da quanto e’ stato ricostruito dagli agenti di polizia la ragazzina voleva far parte di una determinata comitiva di ragazzi. Ma loro le avrebbero chiesto in cambio prestazioni sessuali anche di gruppo. Incontri che venivano ripresi e commentati in chat. La vicenda e’ stata ricostruita anche grazie al sequestro dei cellulari e all’analisi eseguita dal consulente della procura.
I giovani indagati apparivano come soggetti spavaldi, che realizzavano video pedopornografici condivisi e quindi diffusi in rete. Dall’analisi degli smartphone emerge che erano stati diversi i video nei quali la minore era stata ripresa a sua insaputa, con scambi di commenti denigratori nei confronti della minorenne da parte degli indagati
Dalla pandemia in poi – spiega la dottoressa Claudia Caramanna, che guida la procura presso il tribunale per i minorenni – le relazioni sociali sono cambiate ma da un po’ di tempo a questa parte il fenomeno sta assumendo dei contorni preoccupanti. I giovani purtroppo non si rendono conto dei danni che possono creare con questi comportamenti che denotano una totale mancanza di rispetto. Non capiscono che rischiano di distruggere la vita delle persone anche perché risulta impossibile ricostruire il giro che fanno queste immagini una volta entrate nel circuito di social e internet. Ciò che emerge dalle indagini è la totale inconsapevolezza dei danni che possono provocare determinate azioni sulla crescita delle vittime. Restrizioni permettendo, vogliamo agire in via preventiva e avviare iniziative di sensibilizzazione nelle scuole. Questi ragazzi hanno realizzato la gravità del fatto, inconsapevoli del fatto che costituisca un grave reato, solo dopo il nostro intervento”.