Oggi manifestazione a Roma dei sindaci siciliani. Presente anche il sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino: “
Abbiamo chiesto di adottare ulteriori misure per superare lo stato di crisi dei comuni. In delegazione con alcuni sindaci dell’Anci Sicilia ho incontrato il ministro Maria Stella Gelmini, il Presidente del Senato Casellati, il ministro Luciana Lamorgese ed i viceministri Laura Castelli e Ivan Scalfarotto.
All’assemblea sono intervenuti il sottosegretario alle infrastrutture Giancarlo Cancelleri, e numerosi parlamentari di tutte le estrazioni politiche che si sono impegnati a salvaguardare i comuni.
I nostri territori, la nostra gente hanno bisogno di risposte che noi sindaci da soli non riusciamo a dare. I bilanci sono esigui e nel post pandemia le necessità si sono quadruplicate. Dobbiamo adesso tenere conto anche delle nuove povertà. Abbiamo presentato un documento concreto con una lista di richieste dalle quali non prescinderemo.
Ringrazio Anci Sicilia ed in particolare il presidente Leoluca Orlando e il segretario generale Mario Alvano per l’impegno organizzativo che ha portato a Roma, in piazza Montecitorio 150 Sindaci siciliani.
Solo uniti possiamo cambiare i nostri territori e le nostre città.”
La legge di Stabilità in gestazione a Roma in questi giorni assegna ai Comuni siciliani 44 milioni da dividere con la Sardegna per potenziare i servizi sociali e altri 50, sempre in «comproprietà», per aiutare le amministrazioni in pre-dissesto ad evitare il default. Briciole, almeno rispetto ai 300 milioni che i sindaci invocano. In piazza c’è soprattutto una emergenza finanziaria che lascia immaginare a partire dai prossimi mesi tagli ai servizi pubblici per far quadrare i conti. Secondo l’Associazione dei comuni siciliani, “in base a questa situazione drammatica, appare sempre più utopistico pensare di erogare servizi di qualità a cittadini e imprese e sperare di poter utilizzare in maniera efficace le risorse della Programmazione Comunitaria 2021-2027 e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”. E per capire la portata dei tagli l’Anci ha ricordato ieri che «solamente 152 Comuni su 391 hanno approvato il bilancio di previsione 2021-2023, appena 74 sindaci hanno approvato il consuntivo 2020 e circa 100 Comuni si trovano già in dissesto o sotto piano di riequilibrio».
Per fronteggiare questa emergenza l’Anci propone al governo nazionale due soluzioni: «La prima – illustra Mario Emanuele Alvano, segretario dell’Anci – è lo stanziamento di 300 milioni per coprire le falle dei bilanci. L’alternativa è una manovra che consenta ai sindaci l’abbattimento del 50% degli accantonamenti del Fondo crediti di dubbia esigibilità». Questa è una soluzione a costo zero perché prevede che vengano utilizzati per la normale amministrazione fondi accantonati per coprire eventuali buchi di bilancio.
Fra le somme extra invocate dall’Anci ci sono pure quelle a titolo di «ristoro per i mancati incassi dei crediti frutto delle inefficienze del gestore regionale Riscossione Sicilia». Solo in ultima istanza l’associazione dei sindaci chiede una proroga al 30 novembre del termine per approvare i bilanci.
Oltre alle questioni finanziarie i sindaci siciliani evidenziano anche le problematiche di carattere organizzativo, partendo da un recente monitoraggio, condotto dall’Anci Sicilia, in cui spicca un dato preoccupante e relativo ai posti vacanti nelle piante organiche dei comuni siciliani: mancano circa 15 mila unità tra cui circa 4.000 fra dirigenti e categorie D.