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Home» Cronaca»Mafia capitale, nel mirino il business dei migranti. Perquisizioni alla Provincia di Catania, a Mineo e Piazza Armerina

Mafia capitale, nel mirino il business dei migranti. Perquisizioni alla Provincia di Catania, a Mineo e Piazza Armerina

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Scattano perquisizioni a Catania, Mineo e Piazza Armerina nell’ambito del nuovo blitz della Procura di Roma e del Ros su “Mafia capitale”. Al centro dell’indagine di magistrati e investigatori l’appalto per la gestione del “Cara” di Mineo. Sono 44 gli arresti scattati in tutta Italia, nessuno in Sicilia, dove però gli investigatori stanno cercando riscontri al sistema di corruzione svelato dalle intercettazioni. Gli investigatori del Ros e i pm della Procura di Catania, che sull’appalto di Mineo hanno da tempo aperto un fascicolo, si sono presentati questa mattina negli uffici della Provincia di Catania e del Consorzio “Sol Calatino” per sequestrare documenti e verificare quella che è l’ipotesi dei magistrati. E cioè che – come spiegano i pm di Catania – “l’appalto per la gestione del Cara sia stato strutturato dal soggetto attuatore al fine di favorire l’Ati condotta dalla cooperativa Sisifo così come emerso nelle indagini della Procura di Roma con la quale è costante il coordinamento delle indagini”. Perquisizioni domiciliari e sequestro di pc anche per i vertici del consorzio Sol Calatino, Paolo Ragusa e Giovanni Ferrera e per il sindaco di Mineo Anna Aloisi. Tra i reati ipotizzati, a vario titolo, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori. Al centro dell’indagine, Luca Odevaine, già arrestato nella prima trance di “Mafia capitale”, che faceva parte del “Tavolo di coordinamento nazionale sull’ accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale”. Nelle scorse settimane, davanti al gip di Roma, ha ammesso di aver intascato laute tangenti per “blindare” il bando del Cara di Mineo. Sono diversi i nomi “siciliani” che ricorrono nelle decine di intercettazioni in cui Odevaine parla dell’aggiudicazione dell’appalto da cento milioni di euro per il Cara di Mineo. Su tutti quello del sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione, nella sua qualità di ex presidente della Provincia di Catania ( dunque soggetto attuatore) e di Giovanni Ferrera, presidente del Consorzio. Entrambi sarebbero iscritti nel registro degli indagati. Odevaine, secondo i magistrati, era a libro paga di Massimo Carminati, il capo della “cupola nera” di Roma, perché capace di indirizzare l’assegnazione dei migranti dal Cara di Mineo in altri centri di accoglienza di imprenditori “amici”. “Luca Odevaine – scrivono i pm romani – senza ambiguità, proprio in forza di quel ruolo che artatamente era riuscito a custodire, confidava al commercialista (Salvatore Buzzi, riferimento di Carminati, ndr) la sua capacità di orientare i flussi dei migranti transitanti per Mineo, verso centri di accoglienza vettori di suoi privati interessi”. Così diceva Odevaine: “Cioè chiaramente stando a questo tavolo nazionale e avendo questa relazione continua con il ministero… sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da giù, anche perché spesso passano per Mineo”. Nel registro degli indagati della procura di Roma c’è anche l’imprenditore Silvio Pranio, è accusato di aver sfruttato la sua amicizia con Odevaine per trasformare il suo albergo in centro di accoglienza. E ci riuscì.

 

a Mineo e Piazza Armerina|Mafia capitale|nel mirino il business dei migranti. Perquisizioni alla Provincia di Catania 2015-06-04
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