e luci dei lampeggianti illuminano a giorno il centro di Castelvetrano. Alle 4 di una notte fredda e ventosa, dieci pattuglie dei carabinieri sfrecciano lungo viale Roma. Mephisto e mitra spianati. Sfrecciano verso l’ultima residenza nota del fantasma di questa città, il boss Matteo Messina Denaro. Sfrecciano verso le abitazioni dei suoi parenti, degli amici più stretti e di quelli nascosti. Le perquisizioni ordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido si susseguono, una dietro l’altra. E, in contemporanea, anche in altri centri della provincia di Trapani: a Mazara del Vallo, a Campobello di Mazara, a Salemi, a Santa Ninfa, a Marsala. E pure nel centro di Palermo. I carabinieri del Ros e i colleghi del comando provinciale di Trapani cercano tracce del fantasma, il figlioccio di Totò Riina, l’uomo che conosce i segreti delle stragi che hanno insanguinato l’Italia fra il 1992 e il 1993. E dal giugno 1993 il fantasma Matteo Messina Denaro è latitante, chissà dov’è, deve scontare una condanna all’ergastolo per le bombe di Firenze, Roma e Milano.
Il fermo
Questa notte, la procura di Palermo ha fatto scattare anche un provvedimento di fermo nei confronti del rampollo di una delle famiglie più fedeli al superlatitante: in manette è finito l’imprenditore Matteo Tamburello, il figlio di Salvatore, il capo del mandamento morto l’anno scorso. Le intercettazioni dei carabinieri dicono che era diventato il “consigliori” del nuovo vertice della famiglia, anche lui con la stessa passione del fantasma, i parchi eolici, ne stava completando uno.
Nel corso delle perquisizioni sono scattati due arresti, per detenzione illegale di armi: in manette, Giovanni Como, fratello di Gaspare, il cognato di Messina Denaro di recente trasferito al 41 bis, e poi l’imprenditore Diego Vassallo, di Mazara.
I pm di Palermo coordinano due squadre per provare a decifrare l’enigma, al lavoro ci sono i migliori investigatori dei carabinieri e della polizia di Stato: da una parte, il Ros, con il nucleo Investigativo del comando provinciale di Trapani; dall’altra, il Servizio centrale operativo della polizia, con le squadre mobili di Palermo e Trapani. In una delle sale operative di questa maxi indagine qualcuno ha appeso a una parete la poesia scritta dalla piccola Nadia Nencioni, una delle vittime della strage di via dei Georgofili, a Firenze. Aveva 9 anni. Qualche giorno prima della bomba, scrisse una poesia intitolata “Tramonto”. “Il pomeriggio se ne va/il tramonto si avvicina/un momento stupendo/Il sole sta andando via (a letto)/E’ già sera tutto è finito”. E ora “Tramonto” è il nome in codice dell’operazione Messina Denaro. Il tramonto, si spera al più presto, dell’ultimo padrino delle stragi ancora in libertà. Non sarà facile. La primula rossa di Castelvetrano, che sembra viaggi molto e di tanto in tanto torna in Sicilia, gode ancora di un’ampia rete di complicità.(Repubblica)
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