Salvatore Licari, presidente Ethikos per il territorio dichiara: “Riconoscere al fine di innescare una Politica di sviluppo rivolta ai luoghi.”
Esiste un crescente consenso nell’interpretare le trappole del non-sviluppo – sia attorno a equilibri di arretratezza, come nel Mezzogiorno, sia attorno a un blocco della produttività, come nel Centro-Nord –quale risultato di scelte consapevoli delle classi dirigenti locali e nazionali. Tali scelte sono dettate dalla convenienza a estrarre un beneficio certo dalla conservazione dell’esistente – giovani non istruiti, accessibilità inadeguate, imprese inefficienti assistite, barriere amministrative all’entrata, ambiente non tutelato, bandi di gara e progetti mal fatti – anziché competere per un beneficio incerto in un contesto
innovativo e in crescita – dove i giovani sono competenti, l’accessibilità buona, le imprese inefficienti acquisite da quelle efficienti, l’entrata è facile, l’ambiente è tutelato, bandi di gara competitivi e progetti ben fatti attraggono l’offerta dei migliori. In altri termini, l’azione pubblica è di cattiva qualità non per
l’incapacità delle classi dirigenti che ne sono responsabili, ma per la loro espressa volontà.
Se così stanno le cose, l’azione pubblica per la coesione, nel mirare a creare per tutti i cittadini opportunità di vita, lavoro e impresa che dipendano il meno possibile dalle condizioni e luogo di nascita, deve destabilizzare queste trappole del non-sviluppo, evitando di fare affluire i fondi nelle mani di chi è responsabile dell’arretratezza e della conservazione. Aprendo invece varchi per gli innovatori sia nei beni pubblici che produce, sia nel modo in cui li produce. Le innovazioni di metodo proposte sono rivolte ad aprire tali varchi. Ecco perché il “come spendere” è così rilevante. Per rilanciare lo sviluppo e il lavoro, delle Aree Interne, attraverso l’uso di risorse potenziali male utilizzate, necessita mettere in chiaro “chi è contro” e “chi è a favore” del progetto: sono contro coloro che dalle aree interne estraggono oggi risorse anziché innovare (discariche, cave, progetti per l’energia eolica o le biomasse che non lasciano alcun ritorno per il territorio) e sono contro la cultura del “comunitarismo chiuso” (che postula il ripiegamento su mono-identità locali, chiuse all’apporto esterno e al confronto col diverso); sono a favore gli innovatori di ogni età che per motivi ideali o di profitto abbiano idee robuste sull’uso del territorio e siano pronti a confrontarle in modo concorrenziale con altri, interni o esterni al territorio stesso. Quanto sopra tratto dal Documento Presentato il 27/12/2012 dal Ministro per la Coesione Territoriale FABRIZIO BARCA, d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.