La firma arriva dopo 12 anni e mezzo. E sblocca un aumento medio di 90 euro mensili per ciascuno dei dipendenti. È stato firmato nella sede dell’Aran il nuovo contratto dei regionali: una firma che arriva dopo una lunghissima trattativa e prende il posto dell’accordo economico firmato nel luglio 2006, quando a Palazzo d’Orléans c’era Totò Cuffaro. L’aumento, dunque, sarà di 90 euro, un po’ più dell’importo già corrisposto agli statali. Favorite, attorno a questa media, le fasce basse: gli aumenti infatti premiano maggiormente le categorie “A” e “B”, con incrementi che arrivano sino a cento euro al mese. Più limitati gli aumenti per la categoria “D”.
Uno dei punti centrali è l’incentivo alla mobilità. Introdotte per la prima volta nel contratto condizioni di favore, sul piano economico, per chi decide di trasferirsi da un ufficio all’altro, con particolare riguardo per chi è disposto a spostarsi lontano dall’attuale capoluogo di residenza. Negli ultimi dodici anni si è ristretta la platea dei beneficiari: i dipendenti regionali, da circa 14mila, sono scesi alla cifra di 11.823 (dato di fine 2017) e diminuiranno ancora con i pensionamenti in corso. Nel 2020 il personale del cosiddetto “comparto”, esclusi dunque i dirigenti, sarà pari a 9.880 unità.
Rimane comunque, quello dei regionali, l’esercito più consistente di dipendenti pubblici in Sicilia. E a loro si rivolge un contratto pensato per andare oltre vecchi strumenti giuridici ed economici. Cancellate alcune vecchie indennità (da quella di disagio all’indennità di campagna) ne vengono introdotte altre per chi fa uso continuo di strumenti informatici, ma su questo punto ci sarà un’ulteriore contrattazione. Con questo rinnovo contrattuale scompare quasi del tutto il Famp, il vecchio fondo con cui si pagava il salario accessorio: una parte residuale servirà per progetti e straordinario, il resto diventerà una quota strutturale della retribuzione. Ci saranno, in ogni caso, premi legati alla produttività.
Superato inoltre il modello con quattro fasce (da A a D), che verrebbe trasformato in una divisione in tre categorie, con un maggior riconoscimento per i funzionari direttivi, laureati, che oggi svolgono spesso funzioni centrali nell’amministrazione regionale. Da venerdì si insedia una commissione che deciderà come applicarlo. L’accordo, adesso, passa al vaglio della giunta e poi della Corte dei conti, che dovrà verificarne la legittimità. (Repubblica)