A Lampedusa i vigili del fuoco hanno recuperato due cadaveri, in avanzato stato di decomposizione, ritrovati nei pressi di Cala Spugne. Dovrebbero essere due donne e dovrebbe trattarsi di due dei 9 dispersi del naufragio del 30 giugno quando un barchino si capovolse fra Lampedusa e l’isolotto di Lampione. A portare fino a riva i due corpi sono state le forti correnti marine degli ultimi giorni. Il barcone, dopo essersi ribaltato e dopo aver fatto finire in acqua tutti i migranti che vi erano a bordo (7 le donne, una delle quali incinta di 2 mesi, che hanno perso la vita e 46 i superstiti), si e’ adagiato sul fondo del mare. Lo scorso 8 luglio, la nave Dattilo della Guardia costiera che ha fatto immergere un robot sottomarino, ha localizzato l’imbarcazione e i corpi dei 9 migranti dispersi. Un corpo e’ stato rinvenuto adagiato all’interno dello scafo, mentre altri otto erano sul fondale adiacente. Sul naufragio c’e’ un’inchiesta della Procura di Agrigento, coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto Maria Barbara Cifalino’. La Procura di Agrigento ha disposto il fermo di indiziato di delitto a carico di un tunisino trovato alla guida di un peschereccio, lo scorso 31 agosto, con a bordo diversi migranti fatti sbarcare nell’isolotto di Lampione. Le tempestive segnalazioni di alcuni diportisti hanno permesso l’intervento di una vedetta della Sezione Operativa Navale di Lampedusa, con l’ausilio della rete radar costiera monitorata dalla sala operativa del Reparto Operativo Aeronavale di Palermo, che ha subito bloccato l’imbarcazione che si allontanava verso la Tunisia. La Procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, ha coordinato da subito gli accertamenti di polizia giudiziaria effettuati dai finanzieri, che hanno permesso di confermare l’ipotesi criminosa del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il peschereccio è stato posto sotto sequestro ed assicurato al molo Favaloro del porto di Lampedusa. Proseguono le indagini internazionali sul maxi sbarco del 28 agosto scorso di 538 migranti provenienti dalla Libia. La Guardia di Finanza, oltre alle operazioni di controllo dei confini, sta portando avanti una efficace attività di polizia giudiziaria che ipotizza la mano di una organizzazione criminale, ben organizzata, dietro i ripetuti approdi. In tal senso negli ultimi giorni è stata intensificata l’attività di repressione giudiziaria coordinata dalla Procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio – affidata alla Squadra Mobile di Agrigento e alla Guardia di Finanza con componenti di terra e mare: nel mese di agosto sono stati ben 161 gli arresti eseguiti per reingresso illegale di soggetti già espulsi o indesiderati.
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