La Soprintendenza di Caltanissetta, non intende passare per l’Ente che ha causato la perdita di finanziamenti su alcune opere pubbliche e con una nota dei dirigenti Vincenzo Caruso e Daniela Vullo, respinge alcune affermazioni del Sindaco Ruvolo.Continua a far discutere quindi, la lettera aperta del Sindaco che rispondendo alle critiche mosse dal deputato Alessandro Pagano sui finanziamenti persi dal Comune di Caltanissetta per alcune opere pubbliche, aveva chiamato in causa la Soprintendenza ai beni culturali.
Caruso e Vullo rispondono al Sindaco su due opere citate nella sua lettera, ovvero l’intervento di riqualificazione dell’ex municipio di Borgo Petilia (500 mila euro del GAL terre del nisseno) e la Musealizzazione dell’ex rifugio antiaereo della Salita Matteotti in centro storico (2,1 milioni di euro).
Il sindaco aveva scritto che per l’intervento su Borgo Petilia, “il finanziamento si è perso perché il progetto, in sede di consegna dei lavori, ha subito una revisione dovuta a situazioni strutturali che hanno comportato la necessità di una variante che doveva essere approvata dalla soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali. I termini di acquisizione del parere non hanno permesso di completare i lavori entro il termine fissato per sfruttare il finanziamento comunitario”.
L’autorizzazione ai lavori, puntualizza invece la Soprintendenza, era avvenuta il 17 aprile 2014 e la consegna alla ditta appaltatrice il 3 giugno 2015. Il 23 settembre successivo l’ufficio tecnico del comune inviava alla Soprintendenza una richiesta di parere su una perizia di variante dei lavori a Borgo Petilia, ricevendo il parere a stretto giro, 14 giorni dopo (i termini di legge sono 90 giorni, puntualizza Caruso) in data 7 ottobre, ottenendo l’autorizzazione all’esecuzione dei lavori di variante. Relativamente ai lavori nell’ex rifugio antiaereo di Salita Matteotti, la situazione è più complessa. Il sindaco Ruvolo aveva addebitato alla Soprintendenza la circostanza di aver cambiato il proprio parere, già acquisito in sede di approvazione del progetto, approvato in conferenza di servizi il 20 aprile 2012. Ma con la prescrizione, precisa oggi la soprintendenza, che si sarebbero apportate le varianti in sede di opere di scavo, qualora fossero state rinvenute porzioni di pavimentazione preesistente o manufatti di pregio. Cosa che si è puntualmente verificata.
Quando sono partiti gli scavi nel sito costruito negli anni ’40 quale rifugio per i nisseni dalle bombe della seconda guerra mondiale, dietro un muro vennero scoperti dei locali inaccessibili dagli anni ’60, tra cui le sedute in muratura perfettamente integre destinate ad ospitare i rifugiati, opere che testimoniavano i drammatici fatti della storia di quel tempo. Ciò accadeva il 9 marzo 2015, poco dopo l’inizio dei lavori. La Soprintendenza ha così fatto valere le prescrizioni per la conservazione del bene. Soltanto a luglio il Comune trasmise la perizia di variante, poi approvata il 6 agosto 2015 in sede di conferenza di servizi. “Appare evidente – afferma la Soprintendenza – che la sostanziale modifica del parere del 2012 non solo era atto dovuto, ma si ritiene dovesse essere già proposta proprio dall’amministrazione comunale per il recupero storico e architettonico dell’immobile”.