«Non appena gli atti saranno ostensibili, chiederò all’Autorità giudiziaria di potere acquisire il provvedimento cautelare emesso dal gip per avviare un’indagine interna all’Asp di Palermo finalizzata a verificare se sussistano responsabilità o mancati controlli da parte dei dipartimenti competenti. Non sono più disposto ad accettare che fatti di questa meschina violenza contro persone inermi passino nel silenzio, come se la pubblica amministrazione non abbia un onere di controllo. Alle persone offese da queste condotte indegne e immorali, e ai loro familiari, giunga la mia solidarietà e il mio personale pensiero di vicinanza». Lo afferma l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza in merito ai maltrattamenti subiti dai disabili fisici e psichici residenti nella struttura di Castelbuono al centro dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura di Termini Imerese.
Maltrattamenti e torture ai danni di pazienti psichiatrici, truffa ai danni dell’Asp di Palermo e corruzione. Eseguite 35 misure cautelari e disposto il sequestro di beni per un valore complessivo di 6,7 milioni euro. Sono i numeri dell’operazione denominata “Relax” – dal nome dato beffardamente dagli indagati alla stanza dove le vittime venivano rinchiuse, umiliate e lasciate senza cibo ne’ acqua – eseguita dei finanzieri del Comando provinciale che hanno dato esecuzione alle misure cautelari disposte dal gip di Termini Imerese su richiesta della procura, nei confronti di 35 persone, di cui 10 in carcere, 7 agli arresti domiciliari, 5 sottoposte all’obbligo di dimora nel comune di residenza e 13 destinatarie della misura interdittiva del divieto di esercitare attivita’ professionali per un anno.
Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture. Con il medesimo provvedimento, il gip ha disposto il sequestro preventivo di una onlus che, in regime di convenzione con l’Asp di Palermo, fornisce servizi di riabilitazione ‘a ciclo continuo’ in favore di 23 pazienti con gravi disabilita’ fisiche e psichiche, nonche’ di beni e disponibilita’ finanziarie per un valore complessivo di oltre 6,7 milioni di euro. Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica si sono sviluppate attraverso due filoni paralleli. Il primo ha consentito di far emergere gravissimi reati ai danni dei 23 pazienti del centro, che il gip di Termini Imerese ha ritenuto idonee a configurare le fattispecie di tortura, maltrattamenti e sequestro di persona. Tutto il personale sanitario e paramedico in servizio presso la onlus di Castelbuono, con la compiacenza della proprieta’, avrebbe sottoposto i pazienti a maltrattamenti di natura fisica e psicologica, a gravi sofferenze e umiliazioni. Gli ospiti, tutti affetti da gravi disabilita’ psichiche, erano sottoposti sistematicamente dal personale della struttura a punizioni (come il digiuno), a percosse (strattonamenti, calci, schiaffi), a offese, ed erano rinchiusi spesso in un locale di pochi metri quadrati completamente vuoto e privo dei servizi igienici, da loro denominato “stanza relax”, per diverse ore, al buio e senza alcuna assistenza, implorando di uscire, supplicando per avere dell’acqua o del cibo, costretti a espletare i propri bisogni fisiologici sul pavimento. Le indagini hanno consentito inoltre di evidenziare l’arbitraria e massiccia somministrazione di terapie farmacologiche, non giustificata da ragioni medico-sanitarie, ma dalla volonta’ di mantenere sedati i pazienti, per evitare complicazioni nel corso dei loro turni di lavoro. Da qui la contestazione del reato di tortura formulata dal gip, il quale ha evidenziato che “gli ospiti del centro sono sottoposti ad un regime di vita che non e’ eccessivo definire contrario al principio di umanita’” e che “scontano quotidianamente la pena della loro disabilita’ con il loro essere sottoposti a torture sistematiche che aggravano la loro condizione mentale e ne devastano il corpo”. L’altro filone di indagini ha riguardato l’amministratore e i soci dell’associazione, i quali, attraverso la simulazione della forma no profit dell’ente, nonche’ grazie all’utilizzo di documentazione falsa (planimetrie, relazioni tecniche, rendiconti trimestrali delle prestazioni erogate), sono riusciti a conseguire l’accreditamento con la Regione e la successivo convenzione con l’Asp di Palermo ottenendo, nell’ultimo quinquennio erogazioni pubbliche per 6,2 milioni di euro. Una parte di tali fondi, oltre 470 mila euro, inoltre, anziche’ essere destinata ai fabbisogni dei pazienti o reinvestita nell’adeguamento della sede, caratterizzata da gravissime carenze, e’ stata utilizzata dai soci per fini privati (liquidazione di compensi non dovuti, acquisto di autovetture, pagamento di viaggi e soggiorni in strutture ricettive, acquisto di prodotti enogastronomici, gioeilli. Oltre all’ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di malversazione, vengono contestati anche episodi di corruzione di un funzionario dell’Asp di Palermo che avrebbe “asservito stabilmente la propria funzione agli interessi economici dell’associazione”, ottenendo l’assunzione del figlio e della nuora, nonche’ il reato di frode nelle pubbliche forniture, essendo state fornite prestazioni sanitarie in favore dei pazienti ben lontane dagli standard qualitativi previsti.
GLI INDAGATI. Questi gli indagati nell’operazione Relax della Guardia di Finanza che ha scoperto violenze su disabili: in carcere sono stati portati Gaetano Di Marco, di Catania, 71 anni, presidente e legale rappresentante dell’associazione «Suor Rosina La Grua onlus», Massimo Palmisano, di Caccamo, 40 anni, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Agostino Villaraut, di Castelbuono, 37 anni, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Romeo Guanera, Cefalù, 57 anni, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Lorenzo Giacalone, 45 anni, Monreale operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Paolo Conoscenti, Castelbuono, 37 anni, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Monica Collura, 32 anni, Castelbuono, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Pietro Butera, 34 anni, Casteldaccia, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Giuseppe Amato, 36 anni, Castelbuono, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Filippo Morrione, 56 anni, Castelbuono (Pa), inserviente in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus. Ai domiciliari: Carla Maria Di Marco, 43 anni, Mascalucia, socia dell’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Vincenzo Prestigiacomo, 65 anni, Bagheria (Pa), collaboratore amministrativo presso l’unità operativa complessa assistenza riabilitativa territoriale dell’Asp di Palermo; Arcangelo Donato Giammusso, 64 anni, Caltanissetta, direttore sanitario della struttura residenziale per disabili gestita dall’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Fabrizio Cucco, 34 anni, Castelbuono, infermiere in servizio presso l’associazione «Suor Rosina La Grua Onlus; Claudia Rezmerita Mocanu, 38 anni, Castelbuono, infermiera in servizio presso l’associazione «Suor Rosina La Grua Onlus; Sabrina Madonia, 33 anni, Castelbuono, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua onlus; Giorgio Muriella, 31 anni, Caccamo, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus. Obbligo di dimora per Dario Prestigiacomo, 39 anni, Bagheria, Impiegato amministrativo presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus”; Rossella Cangialosi, 38 anni, Bagheria, impiegato amministrativo presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus. Obbligo di dimora e presentazione alla pg: Chiara Di Marco, 31 anni, Catania, socia dell’associazione «Suor Rosina La Grua Onlus, Cristina Maria Vera Di Marco, 40 anni, Catania Socia dell’associazione Suor Rosina La Grua Onlus e Antonella Russo, 69 anni, Furci Siculo Socia dell’associazione «Suor Rosina La Grua Onlus. Interdizione dall’esercizio delle attività professionali per un anno: Lucia Cicero, 37 anni, Collesano educatrice in servizio presso l’associazione «Suor Rosina La Grua Onlus», Vincenzo Di Maria, 41 anni, Castelbuono (Pa) inserviente in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Erica Ferrarello, 31 anni, Pollina educatrice in servizio presso l’associazione «Suor Rosina La Grua Onlus”; Valentina Impallomeni, 42 anni, Castelbuono educatrice in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Paola Lo Re, 37 anni, Castelbuono, educatrice in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus, Rossella Martorana 41 anni, Castelbuono educatrice in servizio presso l’associazione «Suor Rosina La Grua Onlus”; Sara Raimondo, 45 anni, Castelbuono (Pa), educatrice in servizio presso l’associazione «Suor Rosina La Grua Onlus”; Rosalba Sferruzza, 37 anni, Castelbuono (Pa) educatrice in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus, Chiara Sottile, 27 anni, Castelbuono, logopedista in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Fiorenza Sottile, 31 anni, Castelbuono fisioterapista in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Concetta Pollicino, 48 anni, Belpasso – Psicologa in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Giuseppina Giambelluca, 50 anni, Castelbuono (Pa), assistente sociale in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus; Antonino Giambina, 26 anni, Palermo, operatore socio sanitario in servizio presso l’associazione Suor Rosina La Grua Onlus.
LE INTERCETTAZIONI. E’ drammatico quel che emerge dalle intercettazioni effettuate nella casa di cura lager del palermitano dove i pazienti venivano picchiati e insultati. Nella sala «relax» venivano portati di peso, rinchiusi dentro e presi a calci e pugni. Poi venivano offesi: «Frocio», urlava un operatore e dopo l’ennesimo calcio chiudeva la porta. «Devi buttare il veleno dal cuore» diceva un altro inserviente della struttura. «E’ un manicomio, un lager nazista», commentavano, non sapendo di essere intercettate, alcune operatrici del centro mentre uno dei pazienti urlava: «Dottoressa mi faccia uscire. Avevamo detto cinque minuti, si mantengono i patti, i patti si mantengono». «Io ne ho certezza al 99% gli alzano le mani ai ragazzi, fin quando non ci sono le telecamere sta cosa… noi non ce la togliamo e vedi che è un reato penale – diceva una donna al telefono – I ragazzi erano vestiti come gli zingari, visto che non li lavavano, visto che il mangiare faceva schifo, visto che la struttura non era pulita».
Un’altra operatrice intercettata, parlando con una delle indagate, le contestava: «20 mila euro, quello di parcelle tra lui e sua moglie, 60 mila euro lui e 70 mila euro l’anno sua moglie, senza che sua moglie a Castelbuono mettesse un piede, più tutti quello che tu hai sciupato che non vi spettavano, rimborsi chilometrici, rimborsi quando tua figlia se ne andava a Catanzaro all’università, i pannolini dei tuoi nipoti, i confetti, le autovetture».
E un’altra: «Tu ce l’hai presente un manicomio? Uguale, identico, ci manca solo, gli ho detto che li legano ai letti e poi siamo a posto, siamo pronti per la D’Urso. Ci sono cose che sono oggettive. I bilanci non sono mai stati presentati, nella contabilità c’è manicomio, la struttura non è adeguata e non è a norma. Lì se campano o se muoiono, non interessa niente a nessuno».
«Fino a quando si pagavano le vacanze e le facevano, bevevano cocktail, Spritz, bevevano Coca Cola, per 1000, 1500 euro, perché sono come porci». Così uno degli operatori della onlus finita sotto accusa per maltrattamenti ai pazienti disabili commentava gli sperperi di denaro che facevano i responsabili. La onlus era convenzionata con il Servizio Sanitario.
«Noi siamo sotto scopa dell’Asp di Palermo, perché il padre del nostro amministrativo è una specie di funzionario dell’Asp di Palermo che ci tiene sotto – proseguiva – Quanto tu compri quarantamila euro di autovettura a nome del Centro e il Centro le paga, tu lo sai che non sono soldi soltanto tuoi? Quando tu in quattro anni ti cambi quattro autovetture, racimoli centoventi, centotrentamila euro di autovetture tutte quante pagate dal Centro. A me mi rompe se ci revocano la convenzione perché quella è una gallina dalle uova d’oro». «Poi abbiamo preparato le ceste per l’Asp, si aggiravano attorno a 300 euro di ceste», raccontava.