L’incendio presso “La torre del Moro” uno degli edifici di nuova realizzazione nella Milano bene mi lascia molto pensare come Tecnico-Legale, con l’avvio dell’Ecobonus 110%, il cappotto termico è trainante per il beneficio fiscale, il rivestimento come la caldaia che non deve essere ibrida traina tutti i gli altri lavori termici. Il cappotto termico potrebbe essere un pericolo se no9n si usano i migliori materiali, con elevata resistenza REI e ignifughi.
Solo un miracolo ha impedito che l’incendio della Torre del Moro, palazzo di 16 piani in via Antonini, si trasformasse in tragedia, il palazzo alla periferia Sud di Milano, finito di costruire nel 2011, “si è sciolto come ghiaccio al sole, in soli 35 minuti. Sono settanta le famiglie evacuate, rimaste senza una casa, per fortuna nessun morto. “Ci avevano assicurato che la copertura era ignifuga, me lo ricordo benissimo”, dichiara una condomina. Qui il particolare sconvolgente. Un condomino vedendo innalzarsi le fiamme ha dato l’allarme scendendo le scale, tutti sono riusciti a mettersi in salvo sul marciapiede, mentre dall’edificio iniziavano a staccarsi lastroni di cemento e di vetro, “che cadevano come lapilli”.
Le cause dell’incendio sono ancora da chiarire, lo faranno nei prossimi giorni i Tecnici-Legali del Tribunale Metropolitano di Milano, mentre la dinamica è chiara: le fiamme sarebbero partite da un appartamento del 15esimo piano e poi si sarebbero diffuse lungo la copertura esterna del palazzo, il prospetto coibentato si trasforma in una bolgia di fuoco. “Il fuoco pare si sia propagato solo all’esterno – analizza sul Corriere della Sera il professor Angelo Lucchini, docente di Architettura tecnica al Politecnico di Milano -, se qualcosa non ha funzionato riguarda esclusivamente l’involucro e in particolare il suo rivestimento.
In maniera inconfutabile possiamo affermare che il rivestimento è stato realizzato con materiale combustibile e economico forse proveniente dalla Cina, in grado di reagire rapidamente all’innesco e favorire la combustione. Tragedia sfiorata, non c’è un obbligo di utilizzo di materiale ignifugo, ma solo una “raccomandazione”, che non si concilia con i requisiti di sicurezza rispetto al fuoco previsti dal Ministero dell’Interno per gli edifici civili. Ora si indagherà su architetto, ingegneri e ditta costruttrice del palazzo, visto che i pannelli esterni erano in polistirene.
La disavventura di Milano deve mettere insegnamento ai posatori di cappotto termico, mi risulta in molti cantieri si stia posando materiale economico e facilmente infiammabile eludendo una recente normativa antincendio (in vigore dal 6 maggio 2019), che bisognerà tenere a mente nel caso si vogliano intraprendere lavori di coibentazione dell’edificio.
Il riferimento normativo prescrive l’obbligo di progettare l’involucro soffermandosi sulle cosiddette misure di protezione passiva deriva dal Dm dell’Interno del 25 gennaio 2019, con il quale sono state aggiornate ed integrate le norme tecniche antincendio degli edifici di civile abitazione, risalenti al 1987.
Il documento è in vigore dal 6 maggio 2019, e obbliga i progettisti a prestare la massima attenzione alla sicurezza antincendio delle facciate dei condomìni soggetti ai controlli di prevenzione incendi. Attenzione, queste regole valgono sia per gli edifici di nuova costruzione, sia gli interventi sull’esistente che comportano il rifacimento di oltre la metà della superficie complessiva delle facciate.
Perché un condominio sia soggetto al controllo di prevenzione incendio, deve avere un’altezza antincendio superiore a 24 metri. Ma applicare il precetto ad immobili con altezze inferiori non sarebbe assolutamente male sopratutto in realtà come le nostre. Nella Guida, con “cappotto termico” ci si riferisce alle facciate definite “semplici”, ossia multistrato e senza intercapedini d’aria, per le quali c’è da verificare, in corrispondenza di ogni solaio con funzione di compartimentazione, la resistenza al fuoco delle fasce di piano, ossia delle porzioni di facciata poste tra le aperture di due piani successivi. Personalmente per rallentare la rapida risalita del fuoco attraverso il cappotto termico lo Studio Tecnico-Legale del Dott. Francesco Agati suggerisce ai tecnici la realizzazione di intercapedini tra un piano e l’altro all’altezza del solaio. Inoltre, i prodotti isolanti presenti in facciata devono avere precisi requisiti di reazione al fuoco, devono essere almeno di classe 1 o di classe B-s3-d0 secondo il sistema di classificazione europeo. In merito alla reazione al fuoco degli isolanti, le linee guida dei Vigili del Fuoco sono molto dettagliate e – ad esclusione delle fasce (di larghezza pari a 60 cm) intorno ai vani finestra e porta-finestra e della parte basamentale (per un’altezza di almeno 3 metri) – consentono l’utilizzo di isolanti di classi inferiori alla 1 o alla B-s3-d0. Gli isolanti, però, vanno protetti da materiali incombustibili di adeguato spessore.
Concludendo si consiglia agli amministratori condominiali, ingegneri, architetti, condomini prima dell’acquisto la verifica della resistenza al fuoco dei materiali di posa del cappotto termico o il caso di Milano non sarà un caso isolato. Noi siamo pronti ad intervenire nel verificare la resistenza a fuoco dei materiali prima della posa del cappotto termico. Inoltre è opportuno che il tecnico rilasci un certificato di responsabilità in caso di incendio.