Saranno celebrati in Cattedrale a Caltanissetta, domani, giovedì 4 maggio, alle ore 16,30, i funerali di Giuseppe Tumminelli, ex insegnante e preside per quasi un decennio dell’Ipsia Galileo Galiei e successivamente a capo dell’Istituto industriale Sebastiano Mottura dove concluse la propria carriera scolastica nel 2001. A lui si deve, tra l’altro, la sottoscrizione della convenzione con l’Università di Palermo, che portò alla nascita del Museo mineralogico. Nato a Caltanissetta i 2 gennaio 1944, laureato in Ingegneria elettrica, Tumminelli si è spento il primo maggio all’età di 73 anni. Lascia la moglie, Alba Foderà, insegnante di Italiano in pensione, i figli, Gianluca, ingegnere chimico, e Dario, anch’egli insegnate, oltre a 4 nipoti.
Di seguito, il ricordo della famiglia.
Chi è stato Giuseppe Tumminellin vita? Certamente un uomo di grande cultura ed intelligenza e umanità! Un uomo che amava essere sempre aggiornato ed informato su tutto. Su qualsiasi tasto toccavi lui suonava! Un ingegnere elettronico, una laurea che a suo tempo era difficilissima da conseguire.
Con la sua laurea è stato per tanti anni un professore di materie tecniche prima a Biella e poi a Caltanissetta. Sapeva unire teoria e pratica tanto che è’ al contempo autore di libri di testo usati negli istituti tecnici e insieme ad alcuni alunni negli anni settanta ideatore e costruttore di dispositivi elettronici e persino di televisori artigianali quando ancora molti componenti elettronici non esistevano in commercio! Tutto il mondo della scuola nissena se lo ricorda come un uomo tutto d’un pezzo che con tutta la dedizione e serenità si spendeva per gli altri e per il lavoro nel rispetto delle regole ma consapevole che le regole sono fatte per l’uomo e non l’uomo per le regole. Ma certamente c’è da dire che ancor prima di essere un insegnante, è stato un grande educatore, un maestro di vita per i figli ma anche per tanti ragazzi. Molti studenti, oggi adulti e padri di famiglia, se lo ricordano bene come un grande uomo serio e corretto, giusto ma a volte anche molto esigente e severo, che pero si sapeva inteneriva davanti alle vicissitudini e le fortune della vita, e non mancava mai di aiutare gli altri, soprattutto gli ultimi e coloro che erano nella difficoltà e nella miseria. Trattava tutti con grande dignità facendosi umile con gli umili dotto con i dotti. Non amava la mondanità e le consuetudini del mondo. Proprio questa sua durezza, per molti un è stata esempio di vita… perché ha trasmesso a loro la consapevolezza che la vita non regala nulla, niente è’ facile! Non esistono le scorciatoie, ma solo con il sudore della fronte e del proprio lavoro si conquistano e si raggiungono le mete. Saper dire no ai facili guadagni, alle lusinghe e ai compromessi, alle frivolezze dei beni materiali.
Un uomo all’antica, “tutto di un pezzo”, che pero non si lasciava scappare con colleghi, amici e parenti, in particolar modo con i primi cugini materni Angelo e Lillo e paterni Salvatore, Giuseppe, Gino (defunti) e Pino, Cesare, momenti di gioia e serenità, scherzando e ridendo con loro. Momenti di particolare letizia, gustati fino all’ultimo, soprattutto con l’unica sorella Enza, la moglie amata Alba, i figli Gianluca e Dario, le nuore Rosaria e Zaira i suoceri e consuoceri i cognati e i nipoti tutti diretti e acquisiti che si ritrovavano ogni anno uniti, frequentemente in piacevoli discussioni!
Per quasi un decennio alla fine della sua carriera è stato Preside. Ha diretto prima all’IPSIA “Galilei Galilei” detto “Istituto professionale” e poi all’Istituto industriale “S. Mottura” di Caltanissetta. Anche lì, in questo suo nuovo ruolo, ha lasciato un segno indelebile come uno uomo “integro” e di particolare delicatezza d’animo ma è stato anche il primo dirigente a riunire l’Istituto professionale femminile con istituto professionale “Galilei” allora definito maschile a fondare il Museo minerario e a firmare la convenzione con l’Università di Palermo con all’ora preside Silvestri poi Rettore dell’Ateneo per ospitare ingegneria elettrica.
Con la fine degli anni lavorativi e l’avvenuto pensionamento, Giuseppe, ha ritrovato e amato la sua passione di sempre “la natura e la campagna” segno dell’amore di Dio e della bellezza del creato, riscoprendo il gusto della semplicità e delle cose sane. Con i cugini con proprietà limitrofe Salvatore, Pino ma anche Cesare e Giuseppe si aiutavano vicendevolmente; era bravissimo per non dire eccelso innestatore e potatore. In tantissimi lo chiamavano proprio per cambiare la varietà di un frutto o di un albero. E Lui, non si faceva pregare, né dire due volte, andava e aiutava chi glielo chiedeva: parenti, amici, colleghi di lavoro, conoscenti facendolo con amore e passione senza chiedere nulla in cambio. Gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date ci insegna Gesù! Era felice di farlo… davvero felice. La dedizione della campagna era un piacere. Il suo podere era gestito come un bel giardino curato, vino, olio, miele, uova ogni genere di frutta e ortaggio! Non ha mai quindi finito di lavorare… dopo il pensionamento dalla scuola ha continuato per tutto la sua vita in campagna, dove ha riscoperto il vero sapore della vita.
Ma se da padre con figli aveva mostrato il suo lato austero di educatore, da nonno con i nipoti ha saputo mostrare tutta la sua tenerezza giocando con loro, portandoli in giro per la campagna o raccontando loro delle storielle di un tempo a lui tramandate. Non era un frequentatore di chiese e di preghiere ma ha vissuto come ci insegna Gesù: non fare agli altri quello che non vorresti fatto a te!
La sua casa sempre aperta a tutti: amici, parenti, colleghi di lavoro, amici dei figli persino gruppo di preghiera che si sono riuniti per tanto tempo nella sua abitazione di Via Dn Minzoni.
In lui razionalità e fede hanno sempre combattuto e se nella giovinezza ha prevalso la ragione negli ultimi anni di vita e soprattutto durante la malattia ha prevalso la fede abbandonandosi serenamente a quella che fosse stata la volontà di Dio.
Con la moglie si completavano sinergicamente, meno riservata lei più solitario lui, molto tenera e premurosa lei più austero lui, molto pia e vicina alla chiesa e ai gruppi di preghiera lei, operatore di bene e di pace lui! È infatti, sicuramente nella componente religiosa che la pratica ha avuto la meglio sulla teoria! Famiglia unita sempre e comunque come vuole il Signore, vera chiesa domestica dove l’attenzione e l’amore e il rispetto dei propri cari sono vere preghiere che si innalzano al cielo!
Le nuore ricorderanno per sempre il suo sorriso di quando con i bimbi si andava a casa sua in modo particolare la sua tenerezza e la sua accoglienza verso di loro.
Nell’ultimo periodo traspariva che dietro un uomo forte e saldo, come era lui, si nascondeva un uomo desideroso e bisognoso dell’amore dei suoi cari!
Si è confessato, ha fatto la comunione, unzione degli infermi detto anche sacramento della “Buona Salute”, si è’ abbandonato con fiducia in quel Dio misericordioso e giusto che ha sempre avuto nel cuore e che gli ha donato quelle virtù, quei valori e quei doni che ne hanno fatto la persona speciale che era, come marito, come padre, come amico come educatore come e Insegnate, come esperto di campagna!
È morto il primo maggio, mese dedicato alla Madonna, in memoria di San Giuseppe Lavoratore, sposo della Vergine, e non è un caso, che proprio lui “Giuseppe Tumminelli” nella vita è stato un grande preside, un gran uomo, un grande padre, un grande amico ma soprattutto un grande lavoratore!
I propri cari lo voglio ricordare così, sorridente ed allegro, un uomo di una particolare sensibilità. Uno scatto preso da un matrimonio, in momento di grande gioia. Un’immagine che si porteranno sempre nel cuore. “Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolto, ma ti ringraziamo per avercelo dato” Sant’Agostino.