Il settore del gioco d’azzardo è uno dei più penalizzati dall’ultimo ciclo di restrizioni. Tutte le misure di contenimento volute contro il Covid-19 hanno difatti azzerato le entrate del gioco pubblico su territorio, in agenzia e nelle varie sale da gioco e scommesse. A fare da contraltare invece il settore online, che è letteralmente esploso ma anche ha contribuito ad evidenziare le difficoltà del gambling fisico. A contribuire a questa esplosione sono stati i casinò online autorizzati, che hanno anzi aumentato il proprio bacino di utenza con ottime tecniche per fidelizzare i clienti.
L’Italia sta ripartendo a fatica ma guarda avanti con fiducia: la variante Delta continua ad espandersi, le zone bianche sono a rischio ma la campagna vaccinale prosegue. Intanto al netto di tutte queste considerazioni, i numeri del primo trimestre 2021 per il mondo del gambling fisico sono nefasti. Li ha messi in evidenza il bollettino delle Entrate Tributarie del Dipartimento delle Finanze, nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2021. Dal report sono emersi i numeri sulle entrate: 2,64 miliardi di euro, ovverosia -631 milioni di euro rispetto al 2020 (-19,3%). In questi numeri vengono considerate le entrate di natura tributaria.
Ma sono numeri comunque chiari di una situazione particolare: 330 giorni di chiusure e 15 mesi di lockdown, se si esclude la breve parentesi dell’estate 2020, hanno attratto la criminalità organizzata. In riferimento al 2020 la perdita erariale è pari a 4 miliardi di euro. Se si considerano le entrate erariali da PREU, il relativo gettito è calato di 3,4 miliardi, cioè di oltre il 51%.
Gli introiti da PREU rappresentano oltre il 50% del gettito globale da giochi, considerando sia le entrate tributarie sia quelle extra-tributarie. Va da sé che la perdita 2020 sfiora il 40% del gettito globale con una previsione tutt’altro che rosea per il 2021: qui i mesi di chiusura hanno già superato quelli del 2020 nei primi mesi. Gli introiti da PREU sono diminuiti nel primo trimestre del 2021 di 1,15 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Se si considera il livello di tassazione PREU, che supera i ricavi lordi della filiera, le stime si fanno subito.
Ai concessionari, ai gestori e agli esercenti operanti nel mercato degli apparecchi mancheranno, nel giro di soli due anni, ricavi per almeno 5-5,5 miliardi di euro.