È stata la zolfara più grande d’Europa, la Trabia-Tallarita, “zolfara grande” tra Riesi e Sommatino, nel cuore della Sicilia profonda, nel sottosuolo del fiume Salso, attiva dalla metà del ‘700 fino al 1975, proprietà ambita dai potenti gattopardi, dai principi di Trabia ai Florio, che la gestirono dal 1913 al 1921, e che oggi ospita nell’antica centrale elettrica Palladio, un prezioso Museo di archeologia industriale che riaprirà ai visitatori nelle Giornate FAI d’autunno, il 14 e 15 ottobre.
La miniera si trova immersa nel paesaggio dell’altopiano che racconta ancora oggi secoli di storia della Sicilia, sottosuolo della rivoluzione industriale: a partire dal ‘700 si prelevava da qui lo zolfo che serviva a ricavare chimicamente le tinture per colorare i tessuti che l’Inghilterra e la Francia cominciavano a produrre per i mercati di tutta Europa. Lo zolfo veniva portato a dorso di mulo, con lunghe carovane che attraversavano la Sicilia, fino ai porti di Catania, Licata e Porto Empedocle, per raggiungere Marsiglia da dove iniziava la filiera industriale per la produzione della soda e dell’acido solforico.
Alla fine dell’800 erano attive in Sicilia oltre 700 zolfare con oltre 30.000 lavoratori, la concentrazione industriale più importante della penisola. Gli interessi economici che ruotavano intorno a quella produzione avevano scandito per tutto il XIX secolo rapporti e conflitti internazionali, tra Francia, Inghilterra (che si contendevano il monopolio della commercializzazione) e Stati Uniti, diventati poi concorrenti vincenti con nuove tecnologie di estrazione.
Nelle viscere della terra per secoli hanno faticato i “carusi”, ragazzi dai 7 anni in su, venduti dalle famiglie per fame ai picconieri in cambio di poche lire (il “soccorso morto”) e costretti a portare sulle spalle in superficie ceste cariche di zolfo dai 25 agli 80 chili, lavorando anche 12 ore al giorno. Bambini piegati dalla fatica, nel fisico e nell’anima, di cui spesso, quando morivano schiacciati o bruciati sottoterra, non si conosceva neanche il nome.
La Sicilia dello zolfo ha generato per due secoli anche una cultura ed una civiltà, e la grande letteratura siciliana affonda in quel mondo capovolto del sottosuolo le sue radici più importanti: Verga, Pirandello, Rosso di S. Secondo, Sciascia, Vittorini, Levi hanno raccontato al mondo l’inferno di sfruttamento e di dolore che si viveva, facendo della zolfara un archetipo della condizione umana sottomessa, indicibile, derubata della dignità, che ha commosso i lettori di tutto il mondo.
Ancora nel 1920 in questa miniera si estraeva il 12% della produzione mondiale di zolfo e 3.000 minatori lavoravano senza interruzioni; attorno agli impianti si sviluppava un villaggio con stazione dei carabinieri, cappella, ufficio postale e alloggi per i dipendenti.
Fiorella Falci, Delegata Cultura, Delegazione FAI di Caltanissetta
“Per anni disabitato e lasciato in stato di abbandono, questo sito è stato strappato all’incuria e riqualificato a cura della Soprintendenza dei Beni Culturali di Caltanissetta con l’obiettivo di recuperare gli edifici industriali, i macchinari e le attrezzature utilizzate per la lavorazione dello zolfo. La sua valorizzazione è un processo che ci auguriamo possa proseguire non solo per mantenere vivo il ricordo dell’immane lavoro di migliaia di uomini ma anche per poter fruire di un patrimonio universale dove la storia del genere umano s’intreccia con la storia della sua terra e delle sue ricchezze.
Tornare su quei luoghi nelle Giornate d’Autunno e visitare il Museo della Trabia-Tallarita, offre un’immersione nella storia e nell’antropologia del sottosuolo dell’Europa. In un solo luogo arte, storia mineraria, archeologia industriale, ingegneria ferroviaria, geologia e natura.”
Giulia Carciotto, Capo Delegazione FAI Caltanissetta
Cosa vedrai durante le Giornate FAI
Gli Apprendisti Ciceroni della provincia provenienti dagli Istituti superiori di Caltanissetta, Riesi, Mazzarino e Gela ci condurranno all’interno del Museo di archeologia industriale, allestito a cura della Soprintendenza dei Beni Culturali di Caltanissetta. Il percorso ha inizio dalla sala che espone gli strumenti da lavoro dei minatori, si prosegue poi con un’esposizione geologica mineralogica. Nei fabbricati adiacenti è allestita la mostra fotografica permanente “Sulfaro e sulfatari” sulla vita in miniera.
I locali della storica centrale elettrica “Palladio”, i fabbricati delle officine e degli uffici della miniera ospitano un allestimento di tipo interattivo e didattico che comprende cinque nuclei: la discenderia che permette di entrare virtualmente nella miniera; il padiglione della miniera in uno spazio multimediale; l’apparato dei motori Tosi, animati e accompagnati da racconti; gli exhibit scientifici; la timeline che ripercorre i momenti più significativi della storia dello zolfo. Durante le Giornate FAI sarà possibile passeggiare sulle rive del fiume Salso e da lì ammirare i resti dell’antica ferrovia, i pozzi e le tracce che testimoniano l’impatto che l’attività estrattiva ha lasciato nel paesaggio.