Francesco Agati – Ancora una volta la città di Gela evidenzia le sue carenze anche nel settore turistico. Due turisti portoghesi attratti dalla storia millenaria della città di Gela, in tour per la Sicilia hanno trovato tutte le aree archeologiche chiuse, un nuovo danno d’immagine in una città che potrebbe utilizzare il turismo archeologico come una nuova nicchia di economia locale per il settore ricettivo-alberghiero, dei B&B e della ristorazione.
Gela non riesce a far risaltare i propri inestimabili tesori donati dai greci e dimenticati dalle istituzioni negli ultimi cinquant’anni; la ricchezza archeologica esiste ma non viene sfruttata e valorizzata. I professionisti, commercianti e imprenditori potrebbero sollecitare la politica per un intervento serio, immediato, risolutivo e continuativo.
Ancora una volta indichiamo come unica strada percorribile la privatizzazione e gestione dei siti e museo a imprenditori e società come avviene già in tutta la Sicilia con risultati eccezionali. L’imprenditore ha l’interesse della buona gestione e pubblicità, l’impiegato regionale solo di arrivare allo stipendio.
Per tale motivo invito il Sindaco a sollecitare la Soprintendenza per velocizzare la ristrutturazione del Museo, la rifinitura del Museo del mare; inoltre, tutti i siti, i ritrovamenti, le mura Timoleontee, i bagni greci, inevitabilmente devono essere date in gestione agli imprenditori, i risultati arriveranno. Oltre a ciò perché non realizzare nell’Ex chiesa San Rocco sita in centro un museo per vivacizzare il centro storico ormai abbandonato dai commercianti.
Il turismo potrebbe essere per Gela quello che fu il ritrovamento del petrolio come negli anni sessanta, comunque una importante nicchia economica anche per lo sviluppo e valorizzazione del mercato immobiliare.