L’ingegnere di Gela, Francesco Agati dichiara: “Oggi il simbolo di Gela è sicuramente la valigia, tutti scappano da una città devastata prima dalla mafia ora dalle istituzioni. Tutti vogliono salire sul primo aereo per trovare finalmente un futuro lontano da una terra che non offrire più niente, anzi offre solo chiacchiere, interviste, propaganda e palcoscenico.
Pochi hanno compreso che è necessario fare fronte comune per frenare l’esodo di una città umiliata, che si sta spopolando. A Gela non esistono discoteche, non esistono, pub, cercano di fare di fare chiudere i lidi, nessuno riesce a prendere patenti nautiche, chi investe a Gela viene inquisito, perseguitato, intercettato, torturato psicologicamente dallo Stato, Gela deve morire!, il premio per chi distrugge l’economia, lo sviluppo e il futuro stesso della Città sbalzi di carriera mai visti prima.
Gela è la città dove i questori con diciotto voti diventano deputati regionali, dove mofiosi diventano leader dell’Antimafia e poi con cento mila euro di vitalizi mensili scappano in nord africa, Gela non ha logica, Gela è una repubblica a sè, voluta dallo Stato, lo Stato a Gela si chiama Eni.
A Gela non esiste autostrada, non esiste, porto, non esiste ferrovia, manca l’acqua, mancano infrastrutture sportive, una città abbandonata, umiliata dalla politica, la sanità è da terzo mondo, la giustizia una macchina ruba-soldi. Il gelesi colpa di una gestione deficitaria della giustizia è conosciuto in tutta l’Italia come una persona falsa, ambigua, dedita alla diffamazione che parla sempre di problemi mai di soluzioni.
Gela è la città più inquinata d’Italia, ogni mese decine di morti per tumore, leucemie, nei decenni passati molti bambini malformati sono morti, mai un giudice ha condannato Eni, mai un giudice inquisito, perseguitato i dirigenti, a Gela lo Stato è Eni e decide pure i giudici più fedeli da inserire in procura. (Palamara)
I pochi professionisti che si mettono in gioco per offrire una testimonianza diversa, denunciando i forti limiti di un sistema locale asfittico, proponendo progetti che possono cambiare l’economia della città invece di essere appoggiati vengono indagati per fatti inesistenti, in qualsiasi altra procura sarebbero vittime a Gela indagati. Un’indagine che di legale non ha nulla. Bisogna unire le forze per far cessare i soprusi. Non possiamo più stare a guardare dai nostri balconi la sofferenza della gente, dei commercianti, degli imprenditori si respira passando dal centro storico dove sono più i locali chiusi che quelli in attività.
Dobbiamo uscire dalle sacrestie e dai comodi palazzi di potere e farci vedere e sentire, condividendo le gioie e le speranze di una città che va sempre più alla deriva morale, legale, sanitaria e economica.
Occorre una nuova strategia che sappia attrarre risorse, Gela non sia più una piuma sparsa al vento, si dia spazio e comunicazione alle idee innovative per lo sviluppo.”