Francesco Agati: ENI ” Non potrà esserci altro Dio al di fuori di me, io sono l’inizio, io sono la fine”. Quale frase può esserci più appropriata per descrivere la situazione di Gela, una città abbandonata a se stessa, isolata, senza infrastrutture e senza futuro.
La domanda nasce spontanea, perché qualsiasi città, anche paesino siciliano negli anni si è evoluto e Gela invece si è involuta fino a diventare una città fantasma. La scarsità della politica è sotto gli occhi di tutti, ma è solo colpa della politica o dietro vi è qualcuno che ha gli interessi di non fare crescere la Città del Golfo.
La città è priva di ferrovia i due piloni erano crollati nel maggio del 2011, dopo tre anni la dinamite rase al suolo quello che restava del viadotto ferroviario di Piano Carbone della linea Gela-Caltagirone. Una linea ferroviaria che non era certo nata sotto una buona stella, 45 chilometri la cui costruzione inizia nel 1952 e termina nel novembre del 1979. Ventisette anni per costruire una ferrovia che durerà soltanto 32 anni. Dopo 12 anni i gelesi non possono prendere il treno per Catania.
Una città di mare senza un porto, negli anni decine sono stati i progetti, le proposte, le interrogazioni, sempre senza esito, l’unica infrastruttura che si potrebbe utilizzare il porto isola, e di esclusivo utilizzo dell’ENI che sulla carta dovrebbe fare attraccare per altri fini a chi ne abbia interesse.
Autostrada e strade, Gela ha un’altro primato la sesta o settima città della Sicilia priva di autostrada, della SR-RG-GELA la città è punto di arrivo, come punto d’arrivo è per la Santo Stefano-Gela, in molti dubitano che i lotti finiranno a Gela. Si parla di raddoppio della Gela-Catania ma nella realtà da progetto il raddoppio sarà da Caltagirone fino a Catania.
27 Km di spiaggia soffice e dorata abbandonata, allo stato primitivo perfetta per l’insediamento di lidi, discoteche, acquapark non esistono investitori, manca un piano spiagge, manca un progetto turistico.
ZES, la città rientra nelle zone economiche speciali ma quali imprenditori andranno ad investire in una città isolata per terra, per mare, per aria. Basteranno i tagli del 50% sull’acquisto degli immobili per convincerli ad investire nella Città del Golfo.
Il rapido spopolamento della città ha fatto emigrare 14.000 persone in pochi anni, Gela perde la migliore forza produttiva, intellettuale e lavorativa, neppure i tanti residenti dell’est riescono ad equilibrare lo squilibrio emigratorio.
I pochi imprenditori che investono in città dopo qualche anno subiscono inquisizioni, persecuzioni e sequestri da parte della magistratura che sta facendo terra bruciata su qualsiasi attività, con gravissime conseguenze sull’economia.
PRG, il piano regolatore generale nato vetusto non è stato mai realmente efficace, molte zone ancora adesso devono passare attraverso il consiglio comunale per essere edificate.
Immobiliare, ogni condominio ha almeno due appartamenti in vendita, il centro si è svuotato, e le tante ambite villette rientranti nei PEEP sono in alienazione o all’asta.
E’ questo il reale riassunto della situazione di Gela, l’unica società che riesce a fare utili per due miliardi di euro ogni anno è Eni con i suoi giacimenti, nessuno vede l’inquinamento, nessuno verifica le bonifiche, tutti i dirigenti sono accolti con tappeto rosso nelle varie trasmissioni locali di propaganda e manipolazione, sceglie a Roma i magistrati che devono rivestire il ruolo di giudice nel Tribunale di Gela (dichiarazione Ex Mag. Palamara), ha rappresentanti politici sia come maggioranza che come opposizione; ci chiediamo, la multinazionale con partecipazione statale sarebbe la stessa, e potrebbe fare tutto quello che vuole nel territorio compreso a breve un termovalorizzatore se Gela fosse una città normale dove esisterebbero altre nicchie di mercato, e altri sbocchi lavorativi? non pensiamo!. Per il gelese non esiste alternativa al di fuori della raffineria. ENI: ” Non potrà esserci altro Dio al di fuori di me, io sono l’inizio, io sono la fine”.