Purché non accada più. La terribile esplosione di Ravanusa (Agrigento), mi obbliga come Tecnico-Legale a una riflessione, inviai una ipotesi dell’avvenuta esplosione a un Giudice della Procura di Gela conosciuto qualche anno fa e casualmente in contatto attraverso Facebook.
Attraverso i pochi dati pervenuti, già subito dopo l’evento dichiarai probabilmente la condotta perdeva parecchi mc di gas al giorno, con il tempo sotto le abitazioni si era creata una “bolla di gas”, gas che si era infiltrato pure all’interno degli involucri costruttivi edilizi, tubi, forate, innescata da una casuale scintilla ha causato prima una palla di fuoco e subito dopo dell’onda d’urto, causando l’apocalisse in via Trilussa a Ravanusa, oggi il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio, leggo ha indirizzato le indagini sulle mie ipotesi tecniche-legali.
Per evitare che tale tragedie possono riaccendere bisogna ricostruire dinamiche, motivi, ed eventuali errori, la domanda è come, perché si sia creata la “bolla”, localizzata al di sotto o in adiacenza della abitazione del civico numero 65 di via Trilussa.
Se fossi stato incaricato dalla Procura inizierei la verifica se ci siano stati lavori di scavo per una circonferenza di 300 metri dal disastro.
Quando era stata posata la rete di distribuzione.
Come era stata ricoperta la rete di distribuzione.
Ogni quando veniva fatta manutenzione sulla rete.
Qual’era la quota in quella zona della rete gas.
Oltre la rete gas quali condotte passavano nel sottosuolo di Ravanusa e a quali distanze tra loro.
Se in zona passano mezzi pesanti frequentemente.
Qual’è la composizione del terreno, esempio l’argilla è pericolosa per il gas favorisce le bolle.
Qual’è il livello della falda in città.
Mi chiederei. La società di gestione nei mesi precedenti potrebbe aver notato o individuato anomalie, cali di pressione misurate in bar, e memorizzate negli archivi nella distribuzione nella città di Ravanusa, eventualmente i cali di pressioni sono state colmate con un aumento bar verso la condotta e le condotte di Ravanusa.
Molti si lamentavano di odore di gas, perché I pompieri non sono intervenuti come assenti sono stati gli ispettori tecnici della società di gestione.
Per onestà d’intelletto, unità immobiliari realizzate in cemento armato avrebbero retto meglio all’urto dell’esplosione.
La rete di distribuzione
La rete di distribuzione è il sistema di condotte, in larga parte interrate, posate su suolo pubblico o privato che, partendo dai punti di consegna (REMI), consente la distribuzione del gas ai clienti;
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Normative di riferimento
La norma UNI 9165 “Reti di distribuzione del gas – Condotte con pressione massima di esercizio minore o uguale a 5 bar – Progettazione, costruzione, collaudo, conduzione, manutenzione e risanamento” è la norma di riferimento per tutto quello che concerne le reti in media e bassa pressione utilizzate dal distributore per la fornitura di gas naturale al venditore.
La classificazione delle reti
La classificazione delle reti, in funzione della pressione di esercizio, prevista nella norma, facilita la progettazione, realizzazione e gestione delle stesse da parte delle aziende di distribuzione.
4a specie: condotte con pressione massima di esercizio superiore a 1,5 bar ed inferiore od uguale a 5 bar
5a specie: condotte con pressione massima di esercizio superiore a 0,5 bar ed inferiore od uguale a 1,5 bar
6a specie: condotte con pressione massima di esercizio superiore a 0,04 bar ed inferiore od uguale a 0,5 bar
7a specie: condotte con pressione massima di esercizio inferiore od uguale a 0,04 bar (gas naturale) e 0,07 bar (GPL.)
Le reti esercite a pressioni contenute nella 4,5,6 specie si intendono “Reti di Media Pressione” mentre la settima costituisce la cosiddetta “Bassa Pressione”; questa è anche la pressione massima con la quale è possibile entrare nelle abitazioni civili.
Per pressioni maggiori si rientra nelle reti di “Trasporto” regolamentate dal Decreto Legislativo del 17 Aprile 2008. Sicuramente purché tragedie come queste non accadano più la legislazione deve essere migliorata con controllo di tutta la “filiera” fino alle civili abitazioni.
Spero che le mie ipotesi possano velocizzare e aiutare le indagini peritali della Procura di Agrigento. Fatti del genere non devono più accadere, i bambini hanno diritto di nascere e vivere spensieratamente e noi abbiamo il dovere di lavorare affinché tragedie di questo genere non accadano mai più.