L’ingegnere di Gela, Francesco Agati, scrive alla nostra redazione: “Ospedale Vittorio Emanuele di Gela. Malati lasciati senza cure, barelle lungo i corridoi, pazienti abbandonati in attesa per ore, per diversi giorni, senza uno sguardo, senza un’aiuto. All’ospedale di Gela mancano i camici bianchi, mancano gli specialisti, l’ospedale è sottorganico, i pazienti vengono curati con medicine scadenti, mancano le siringhe, i macchinari spesso sono fuoriuso. In queste condizioni gli sforzi dei medici sotto stress, alcuni poco preparati, altri arroganti che credono di essere Dr. Hause, non basta. Nessuna distinzione fra uomini e donne, anziani gravi che respirano con l’ossigeno al fianco di giovani con una contusione al piede. Una struttura inadeguata progettata male, angusta, sporca, maleodorante. Uno schifo!!, peggiorata con l’emergenza CoronaVirus. Corpi seminudi esposti sulle lettighe, più che persone carne da macello, la privacy è a zero, come la dignità di chi finisce in questi mattatoi per umani. Qui dovunque si rivolga lo sguardo è uno sfacelo. Un incubo, roba da terzo mondo, l’astanteria più simile ad un primo soccorso dopo un bombardamento o un evento sismico, sangue sparso per terra. Basta guardare il rating sanitario per costatare che l’Italia è un paese medio basso in tutti i settori, compreso quello sanitario, ma a Gela si esagera, Gela non è Italia è Afganistan. Le denunce in procura si susseguono giornalmente, a Gela lo Stato non esiste la gente muore e nessuno paga, i carabinieri e la polizia hanno praticamente una postazione fissa all’entrata. Una frase che ci si sente ad ogni passo con tristezza e rassegnazione da persone che nella sciagurata esperienza vissuta fianco al fianco, in camerate o corridoi, hanno trovato un’istintiva complicità, neanche fossero reduci del Vietnam. Al Vittorio Emanuele di Gela sembra svanire pure la speranza. Sul viso di tanti, di chi ha forza o anche la fortuna di avere un familiare che possa proteggerli, c’è rabbia, chiamare le forze dell’ordine è inutile intervengano solo a morte avvenuta, non servono a niente. Francesco Agati, mi dice una giovane signora aiutaci ” è una vergogna, solo tu puoi fare qualcosa!” (Come se potessi interloquire con le istituzioni). Nella Città capitale dall’invidia, diffamazione e falsità, io non posso fare nulla, purtroppo; lo potrebbero fare i politici, ma Gela non ha politici, a Gela le istituzioni non esistono. Posso solo cercare di aiutare i gelesi con questo articolo. Gli infermieri sono in pochi, e i medici pochissimi spesso impreparati per le patologie croniche, improvvisano cure. Gli anziani qualcuno moribondo, spunta da sotto un lenzuolo con gli occhi scavati dalla malattia con la flebo al braccio terminata forse da ore, esile ed emaciato, sofferente, abbandonato a se stesso. In questo ospedale non c’è neppure il conforto di Dio. Qualcuno fotografa, o riprende con il celluare, nella speranza che la magistratura intervenga, è utopia, diverse testate giornalistiche gelesi sono complici di questo sistema marcio, pubblicano articoli che addolciscono l’inferno che passano i pazienti, cercano di attrarre le simpatie dei politici che magari li sovvenzioneranno in futuro. La privacy, come la sanità, come lo stato a Gela non esiste, tutti devono sapere che l’ospedale di Gela è un mattatoio per umani, un ospedale che deve essere migliorato, deve essere potenziato, Gela non merita tutto questo!..”
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