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Home» Redazione»Dazi Usa, i rischi per il Made in Italy

Dazi Usa, i rischi per il Made in Italy

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I dazi introdotti dagli Stati Uniti minacciano circa 40 miliardi di euro di Made in Italy. Secondo alcune recenti analisi, la stretta di Trump – che prevede dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% sull’alluminio – sta per ricadere su una serie di prodotti italiani che ogni anno vengono esportati negli Usa.

Secondo un’analisi Coldiretti – su base dati Istat – a rischio ci sarebbero 40,5 miliardi di esportazioni italiane, che nel 2017 hanno raggiunto il record storico. Gli Stati Uniti sono inoltre il principale mercato di riferimento per il Made in Italy fuori dall’Unione europea, con un impatto rilevante anche per l’agroalimentare.

Una strategia, quella dell”America First’, che – come ha fatto sapere il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker – non lascia altra scelta “se non procedere con un ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio e con l’imposizione di dazi aggiuntivi su una serie di importazioni” da oltre Atlantico.

MISURE UE – Tali ‘misure di riequilibrio’ su prodotti importati dagli Usa potrebbero essere attivate entro 90 giorni dall’entrata in vigore dei dazi americani. Una black list che potrebbe includere magliette, pantaloni, biancheria e scarpe (che l’Italia importa dagli Usa per 18,6 milioni di euro, dati 2017) e cosmetici (rossetti, ciprie, manicure per 10,4 milioni di euro).

Ma anche, come reso noto dalla Commissione lo scorso marzo, fagioli rossi secchi, alcuni tipi di riso come il parboiled o la spezzatura di riso, il burro d’arachidi, i mirtilli rossi, il succo d’arancia, il Bourbon Whiskey americano e le sigarette.

NEL 2016 – Secondo un’altra analisi, fatta dal Centro studi di Unimpresa (su dati Istat e riferita al 2016), il totale delle esportazioni italiane negli Stati Uniti d’America ammonta a 36,7 miliardi di euro.

Nel dettaglio, sul totale delle esportazioni, nel 2016 gli alimentari pesano per 2,02 miliardi (5,49%), in crescita di 137 milioni rispetto al 2015 (+7,25%); le bevande per 1,7 miliardi (4,66%), in crescita di 74 milioni (+4,49%) sul 2015; il settore tessile vale 515 milioni (1,39%), in diminuzione di 34 milioni (-6,19%) sull’anno precedente; quota 1,5 miliardi (4,25%) per l’abbigliamento, in discesa di 95 milioni (-5,71%) sul 2015; per quanto riguarda la pelle, l’ammontare delle esportazioni si è attestato a 1,7 miliardi (4,73%), in calo di 56 milioni (-3,11%).

LE AREE – Cambiando area, il settore della chimica ha fatto registrare esportazioni per 1,6 miliardi (4,46%) in crescita di 44 milioni (+2,74%) sull’anno precedente; nel 2016, poi, sono stati esportati prodotti farmaceutici per 1,9 miliardi (5,26%), cifra in aumento di 415 milioni (+27,18%) sul 2015; l’export dei minerali si è attestato a 1,3 miliardi (3,76%), in crescita di 62 milioni (+4,67%), mentre quello dei metalli è calato di 456 milioni (-31,58%) a quota 988 milioni (2,68%).

E ancora: l’elettronica vale 1,3 miliardi (+3,56%), valore in crescita di 31 milioni (+2,41%) rispetto ai 12 mesi precedenti. Crescita di 212 milioni (+3,05%) per i macchinari, che pesano 7,1 miliardi (19,40%), mentre è risultato in calo di 375 milioni (-7,66%) l’ammontare delle esportazioni di autoveicoli, sceso a 4,5 miliardi (12,24%); l’export di navi, treni e aerei ammonta a 3,6 miliardi (9,89%), in salita di 873 milioni (+31,43%).

Nel 2016, poi, sono stati esportati mobili per 911 milioni (2,47%) in crescita di 90 milioni (+10,96%); altri prodotti di manifattura pesano per poco più di 2 miliardi (5,45%), in salita di 114 milioni (+6,01%). Il resto delle esportazioni di made in Italy, che non rientrano nelle precedenti categorie, valgono 3,8 miliardi (10,32%), in discesa di 96 milioni sul 2015 (-2,46%).

2018-06-02
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