Rosario Crocetta oggi è tornato a Palazzo d’Orleans dopo essere stato in ritiro per 48 ore nella sua casa di Tusa. E trova uno scenario politico in pezzi: il terremoto innescato dal caso delle intercettazioni con il primario Matteo Tutino, vere o presunte che siano, ha fratturato di fatto il panorama politico siciliano su più fronti. Da un lato ci sono coloro che, gridando al complotto politico, cercano di tenere in piedi un governo le cui fondamenta appaiono ormai irrimediabilmente logorate; dall’altro quelli che di Crocetta non ne vogliono più sentire parlare, e ribadendo la necessità di “staccare la spina” all’esecutivo regionale, si proiettano già in campagna elettorale per voltar pagina, e dar vita ad una stagione politica nuova. A spostare l’ago delle perplessità riguardo le sorti del governo regionale ha contribuito l’intervento di Manfredi Borsellino al tribunale di Palermo, che nel corso della commemorazione del 23esimo anniversario dell’uccisione del padre Paolo, in un’accorata difesa della sorella ha osservato come Lucia, ex assessore alla Salute, “avesse portato per oltre un anno una croce”, operando in un “clima di ostilità solo per adempiere il suo dovere”. Intanto, i primi a scaricarlo sono gli esponenti del suo partito: il primo a parlare di dimissioni era stato il renziano Davide Faraone, seguito da Lorenzo Guerini, unico big del partito nazionale che si era schierato a favore delle dimissioni. Ma il Pd siciliano, che prima gli aveva assicurato sostegno, dopo le parole di Borsellino sabato notte è tornato a riunirsi per decidere una strategia che ha il beneplacito di Roma: quella del voto anticipato. Ieri infine la presa di posizione della vice segretaria nazionale Debora Serracchiani, che ha parlato di “Situazione insostenibile” nell’Isola, e le dimissioni dall’Assemblea regionale del deputato Pd Fabrizio Ferrandelli. E un altro caso si apre con il deputato che gli dovrebbe subentrare: l’avvocato Francesco Riggio, sotto processo per lo scandalo Ciapi, che già il Pd ha proclamato come incompatibile” con il partito. Interviene anche Gianpiero D’Alia, presidente nazionale dell’Udc, partito di governo. “Crocetta – ha detto D’Alia – avrebbe fatto meglio a rimanere in silenzio. Se proprio doveva parlare poteva chiedere scusa a Lucia e ai suoi familiari”. Parole che pesano come un macigno, e che fanno il paio con le dichiarazioni di Gianluca Miccichè, segretario regionale dell’Udc: “Nessuno – ha detto – ci può costringere a continuare e a continuare in questa maniera. O ci sono fatti nuovi e positivi in questa settimana oppure è meglio chiudere la partita subito. Nei prossimi giorni convocheremo l’ufficio politico regionale per decidere cosa fare”.
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