“No al green pass a scuola, sì alla vaccinazione volontaria”. E’ questo il messaggio che lanceranno domani quattro dirigenti dell’esecutivo nazionale dei Cobas Scuola – tra i quali il docente palermitano Ferdinando Alliata, il catanese Nino De Cristofaro, il fiorentino Flavio Coppola e la massese Serena Tusini – che per il quinto giorno non presenteranno il green pass e si faranno sospendere. E’ già pronto il ricorso che sarà presentato dall’avvocato Giuseppe Nobile, del Foro di Roma, al giudice del lavoro per sollevare una questione di costituzionalità, con riferimento alla sanzione della sospensione del rapporto di lavoro e dello stipendio dopo 5 giorni di assenza ingiustificata. “Che – sostiene il sindacato in una nota – viola pesantemente il diritto costituzionale al lavoro e alla retribuzione, previsti dagli articoli 4 e 36 della Costituzione.
Alla base dell’estrema decisione, che sarà illustrata alle 17 di domani in diretta Facebook sulla pagina Cobas Scuola nazionale, l’intento di sottolineare il carattere politico del ricorso che si pone l’obiettivo di garantire il diritto al lavoro. Due dei quattro membri dell’esecutivo nazionale hanno già deciso che, dopo la sospensione e l’avvio del ricorso, si sottoporranno a vaccinazione. Attraverso queste sospensioni e la prosecuzione delle mobilitazioni in difesa della sicurezza nella scuola pubblica statale, i Cobas Scuola ribadiscono il loro impegno “perché la scuola torni ad essere luogo di formazione del pensiero critico e perché le ingenti risorse del Recovery plan vengano utilizzate diversamente da come sta avvenendo, invertendo quella logica che, a partire dalla cosiddetta autonomia, ha progressivamente impoverito la pubblica istruzione”.
Secondo il sindacato la regolamentazione dell’apertura delle scuole deve garantire un delicato equilibrio tra diversi diritti costituzionali: all’istruzione, che non può che essere in presenza e per tutti (articolo 33 della Costituzione); alla salute, “come fondamentale diritto dell’individuo”, ma anche come “interesse della collettività” (articolo 32); al lavoro e ad una retribuzione che garantisca libertà e dignità (articoli 4 e 36); alla libertà personale (articolo 13). Durante la pandemia i sindacalisti del Cobas Scuola, spiegano, si sono battuti perché le scuole fossero le ultime attività a chiudere, chiedendo interventi concreti per garantire ambienti sicuri.
All’apertura di questo nuovo anno scolastico, sottolinea il sindacato, “ci ritroviamo nelle stesse pessime condizioni precedenti: 1) personale in numero insufficiente; 2) presenza diffusa delle “classi pollaio”; 3) nessun intervento significativo sull’edilizia scolastica; 4) mancato rispetto della distanza di un metro fra gli alunni, grazie alla possibilità di deroga quando le classi sono numerose e/o le aule piccole; 5) trasporti in condizioni disastrose. In queste condizioni, il ricorso a test gratuiti (salivari) per i non vaccinati, il rispetto del distanziamento fisico e l’uso dei dispositivi (gel, mascherine, sanificatori dell’aria) possono garantire una situazione di sicurezza, senza imporre obblighi, come quello del green pass, che rompono delicati equilibri costituzionali” I Cobas Scuola “ritengono che la vaccinazione, nella situazione determinata da decenni di tagli alla sanità, sia uno strumento fondamentale, anche se non l’unico, per combattere la pandemia. Al tempo stesso, però, ritengono assolutamente inaccettabile il surrettizio obbligo vaccinale che è stato introdotto, col cosiddetto green pass (decreto legge 111/2021), per una categoria, il personale scolastico, che volontariamente – circa il 90% dei lavoratori – ha scelto di ricorrere al vaccino”.