(Repubblica) I carabinieri del Nas sono tornati all’azienda Villa Sofia-Cervello di Palermo. Ma questa volta con gli ispettori del ministero della Salute, che da qualche giorno indagano pure loro sul sistema creato dal chirurgo Matteo Tutino, agli arresti domiciliari per truffa, falso e peculato. Gli esperti inviati dal ministro Lorenzin vogliono fare luce sull’intera gestione dell’azienda sanitaria. Intanto, l’inchiesta giudiziaria prosegue. Un altro filone di indagine riguarda la banca dei tessuti, l’affare su cui puntava Tutino per fare diventare il suo reparto di Chirurgia plastica un centro di riferimento regionale. L’ex commissario straordinario di Villa Sofia-Cervello Ignazio Tozzo, convocato in procura come testimone, ha raccontato che inizialmente il progetto era curato da un medico dell’ospedale, il dottore Italiano: «L’iniziativa era dunque partita con risorse esclusivamente interne». E prometteva anche grandi risultati. Ma poi Tutino scelse di fare diversamente, estromettendo Italiano e il suo gruppo di lavoro. E puntò tutto su un altro partner, esterno, la biologa Mirta Bajamonte, presidente dell’Ivf Mediterranean centre, anche lei oggi indagata per tentato abuso d’ufficio. Dice Tozzo al pubblico ministero Luca Battinieri: «Anche volendo ricorrere all’esterno, non risulta agli atti da me rinvenuti in azienda alcuna procedura comparativa tesa ad individuare il privato al quale affidare tale attività, né risultano quantificate ed assegnate le relative risorse finanziarie». Le parole dell’ex manager sono un pesante atto d’accusa contro Tutino. «Dai miei atti — ha messo a verbale — l’unica cosa che risulta è l’individuazione diretta dell’Ivf come partner privato. Dal mio punto di vista — conclude Ignazio Tozzo — di certo occorreva una pubblica selezione fatta tra soggetti dotati dei necessari normativi».
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