Armando Turturici volontario animalista di Caltanissetta scrive: “Il randagismo è il risultato di una serie di errori dell’essere umano nella gestione dei cani, di annose omissioni da parte delle istituzioni, di leggi inadeguate, ma soprattutto è frutto di scarsa conoscenza della sterilizzazione e/o castrazione. Per la maggior parte delle persone, la sterilizzazione o la castrazione sono fenomeni contro natura, da non imporre assolutamente ai propri animali domestici; per altre persone, invece, è semplicemente una noia, una “camurria”, sia da un punto di vista del tempo a disposizione, sia dal punto di vista economico. La sterilizzazione e la castrazione, sicuramente innaturali, sono necessarie nel nostro territorio, vista la quantità indescrivibile di cani in mezzo alla strada o nei canili. Non è forse peggio e contro natura lasciare morire i cani di fame, sbranati vivi dalle zecche, investiti dalle macchine, e via discorrendo? Sicuramente il randagismo nasce dall’errore dell’individuo ma laddove c’è un comportamento scorretto e contro legge (l’abbandono è tutelato dalla legge), spetta alle istituzioni controllare, sanzionare e correggere l’errore. Le istituzioni, purtroppo, non hanno una visione a lungo termine sul randagismo, quindi è assolutamente assente una valutazione del rapporto costi/benefici, facendo crescere un business incredibile sulle vite dei poveri cani. Noi volontari chiediamo da sempre un controllo sui cani padronali, restando inascoltati. Perché non investire una somma una tantum per effettuare gli agognati controlli sul territorio? Di seguito riporto 2 tipologie di fonti che alimentano il randagismo che andrebbero controllate con forza. Mi appello ai cittadini per aiutarci a sensibilizzare le persone che rientrano nelle categorie sottoindicate e quindi cercare di porre un freno al randagismo.
- Cani collegati alla pastorizia (cani da pastore), liberi di girare nel territorio, senza microchip e senza essere sterilizzati o castrati, andando a fecondare i cani randagi o lasciandosi fecondare. Sono cani padronali, usati come “strumento” di lavoro. I cani da pastore sono forse il bacino più grande da cui prende origine il randagismo. L’ASP fa tantissimi controlli nelle fattorie e negli allevamenti, ma i controlli si limitano al bestiame, non ai cani. Bisognerebbe chiedere all’ASP di controllare il microchip dei cani da pastore. Se non ce l’hanno, possono pretendere la sterilizzazione o la castrazione.
- Cani collegati alla caccia, all’attività venatoria, abbandonati a causa della loro inefficienza in questo settore. Questa tipologia di cani raramente ha il microchip. Inoltre, si sono riscontrati dei casi di inoculazione tardiva dei microchip per le 1 cucciolate, forse per avere il tempo di scegliere i cani da prendere e quelli di cui disfarsi. Noi volontari troviamo tantissimi segugi o simil segugi, quindi abbiamo contezza di quanti sono gli abbandoni in questo campo. Si potrebbe prevedere un controllo sui territori da caccia durante il periodo dell’attività venatoria. C’è una multa di 160 euro con obbligo di microchippatura e sterilizzazione per un cane sprovvisto di microchip.
- Per ultimo, ma non per importanza, ci sono gli abbandoni dei cani padronali di qualunque tipo, addirittura anche di razza (in particolare, pastore tedesco, ma anche pastore belga, labrador, jack russell). Per questo tipo di abbandoni, senza scendere nell’utopico, in primis andrebbero colti sul fatto gli “abbandonatori” seriali e non. Ci sono delle zone ben precise in cui gli abbandoni avvengono e noi volontari li abbiamo più volte segnalati. Perché non piazzare le telecamere in questi luoghi? Inoltre, si dovrebbe cercare di incentivare la sterilizzazione e la castrazione dei cani padronali in qualsiasi modo: si potrebbe attuare una campagna informativa potente;
concedere dei voucher per la sterilizzazione a chi possiede un reddito basso; si potrebbe prevedere una riduzione delle tasse per chi si incarica di far diventare cani randagi cani di quartiere e prendersene cura come tutor, evitandogli il canile, quindi risparmiando sul denaro pubblico.