fonte Vincenzo Pane di La Sicilia – Anche nel nuovo processo d’appello cadono le accuse di mafia per l’imprenditore nisseno Matteo Allegro, 40 anni, ritenuto dagli inquirenti e dagli investigatori della Squadra mobile colui che aveva messo su un piccolo impero grazie all’attività nel settore dei videogiochi elettronici, le slot machines in particolare ma grazie a un presunto appoggio di Cosa nostra. Ma la Corte d’appello lo ha assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, dichiarando prescritto il reato di illecita concorrenza in quanto era caduta l’aggravante mafiosa, mentre è rimasta in piedi solo una condanna a 3 anni e 4 mesi per un episodio legato al danneggiamento di una vettura.
Così ha deciso la prima sezione penale della Corte d’appello nissena (presidente Pasqua Seminara, consiglieri Gabriella Natale e Nadia Marina La Rana), facendo cadere l’accusa secondo cui la mafia lo aveva favorito facendo in modo che i titolari dei locali si rivolgessero alla famiglia Allegro perché fornisse loro le macchinette e, sempre secondo quanto ipotizzato dagli investigatori, le macchinette stesse sarebbero state “taroccate”, cioè programmate per garantire basse possibilità di vincita e anche non collegate al sistema dei Monopoli di Stato, in modo che fosse evitato il pagamento delle tasse.
Ma per Allegro, che aveva scelto il rito abbreviato, l’accusa era quella di essere legato a filo doppio con Cosa nostra nissena; accusa che
l’imprenditore ha sempre respinto con forza e la Cassazione aveva già annullato la condanna a 6 anni per mafia, rinviando gli atti alla Corte d’appello nissena per un nuovo processo. Il sostituto procuratore generale Lucia Brescia aveva chiesto la condanna a 12 anni, 2 mesi e 20 giorni.
L’avvocato difensore Dino Milazzo ha chiesto quindi l’assoluzione dalle accuse di mafia sostenendo che non era emerso alcun elemento a dimostrare il legame tra Allegro e la mafia nissena, in particolare con Giuseppe Dell’Asta, visto che proprio quest’ultimo non era nemmeno stato coinvolto nel blitz del 2012 “Les jeux sont faits,” riguardante proprio l’affare delle slot machines. Anche nel troncone principale in cui erano imputate una ventina di persone che avevano scelto l’ordinario era caduta l’accusa di mafia.
La Corte d’appello ha concesso il risarcimento danni al Comune di Caltanissetta, costituito parte civile con l’avvocato Raffaele Palermo.
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