“A regola d’arte” è un’espressione ben conosciuta nel nostro Paese. Un’espressione che indica l’insieme delle tecniche considerate corrette per l’esecuzione di determinate lavorazioni, o per la realizzazione di manufatti, generalmente artigianali. La definizione di “regola d’arte” risale al tempo delle corporazioni delle arti e dei mestieri d’origine medievale, che disponevano dettagliati regolamenti, in genere riguardanti l’utilizzo di materiali, strumenti, procedure e soluzioni realizzative, finalizzate a garantire la qualità del prodotto o del servizio.
Spiace dirlo, sottolinearlo, ma non ci pare un buon risultato, un lavoro a regola d’arte la ripavimentazione di Via Camillo Genovese. D’altronde, con l’abbandono, da decenni, del centro storico nisseno, abbiamo perso non solo luoghi, spazi, suggestioni, memorie (qui c’era l’antico mercato detto “a Piscarì”), ma anche quella preziosa “cultura materiale” fondamentale per il buon costruire, il buon restaurare e il buon manutenere. Tema cruciale questo, nell’ambito delle problematiche che riguardano il centro storico, e di cui bisognerebbe discutere. Su cui bisognerebbe ragionare, indicare soluzioni.
Nei giorni scorsi non sono mancate le prime critiche, da parte dei cittadini, riguardo a questo intervento di ripavimentazione. Il sindaco Gambino – su Facebook – ha reagito con queste parole: «Vedo che dopo gli esperti virologi, gli esperti di europei di calcio e gli esperti di olimpiadi adesso ci sono gli esperti di selciati e basolati. Si tratta di un lavoro di restauro dove la pavimentazione originaria prima ricoperta dall’asfalto viene restaurata e consolidata e nei tratti mancanti integrata per anastilosi. Potete stare tranquilli noi non arripiziamo proprio nulla, restauriamo una pavimentazione storica inopinatamente ricoperta dall’asfalto. Questo lo stiamo facendo grazie alla professionalità dei nostri uffici che hanno lavorato in totale raccordo con la Soprintendenza ai Beni Culturali, che ringrazio».
Siamo costretti a puntualizzare alcune cose. A nostro parere, non si tratta di un intervento di restauro, bensì di un rifacimento della pavimentazione. Non si è rispettato l’originario disegno geometrico e quindi la disposizione delle basole e dei ciottoli (cuticchi), la cui collocazione, tra l’altro, non è proprio esemplare. In più, la copiosa malta cementizia in cui sono state affogate basole e ciottoli non va affatto bene. Insomma: sabbia e cemento, utilizzati in questo modo, sigillano i giunti come se si trattasse di piastrelle, rendendoli inesorabilmente non permeabili. Le pavimentazioni storiche, invece, sono drenanti: basole e ciottoli si sarebbero dovuti posare su un letto di sabbia e cemento, con successivo splolvero di cemento, e infine bagnati.
Che fare, allora? Con riferimento al cosiddetto “Progetto Pilota” realizzato nel quartiere Provvidenza, circa tre mesi fa scrivemmo: «A parere di Italia Nostra, sarebbe auspicabile e doveroso organizzare un dibattito pubblico, un workshop. Insomma, un seminario di studio e confronto, di verifica proprio nel luogo dell’intervento. Come è stato fatto, come si fa in tante altre realtà del Paese. E d’altronde, perché si chiamerebbe “Progetto Pilota” se anche adesso che siamo di fronte ad un primo, significativo fatto compiuto, tangibile, misurabile, rischiamo di continuare ad andare avanti, nel difficile e controverso recupero del centro storico nisseno, senza la necessaria, fondamentale consapevolezza collettiva?»
Dunque, si attendono segnali di disponibilità al dialogo al confronto da parte dell’Amministrazione Comunale, ma anche da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali.
Prof. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia