I giochi da casinò occupano da sempre un posto speciale nell’immaginario collettivo: ben pochi come loro si sono rivelati in grado di mantenere intatto il loro fascino nonostante il passare dei decenni e, in alcuni casi, persino dei secoli. Non è quindi un caso che alcuni giochi abbiano fatto la loro comparsa in numerose opere popolari: libri, musica, film e persino videogiochi sono stati mezzi espressivi utilizzati per narrare del casinò e dei suoi giochi. Tra questi, più di altri, il blackjack: l’iconico gioco di carte, protagonista anche nei moderni casinò online, è stato più volte al centro di numerose opere popolari, contribuendo a far conoscere un gioco il cui fascino sembra intramontabile.
Sicuramente è il cinema che maggiormente ha contribuito a far conoscere il blackjack e i suoi segreti al grande pubblico, con numerose pellicole che, anche solo di sfuggita, ne hanno fatto menzione. Ci sono però alcuni film dove il blackjack ha un ruolo molto più centrale, e tra questi sicuramente il primato spetta a 21: la pellicola del 2008 mette in scena una versione romanzata delle vicende di cronaca che hanno visto protagonista il MIT Blackjack Team che, tra gli anni ’80 e ’90, vinse ingenti somme giocando a blackjack. Il gruppo era composto da studenti del Massachusetts Institute of Technology che, ricorrendo a tecniche di memorizzazione, teneva il conto delle carte uscite avvantaggiandosi nel gioco. Il blackjack è anche al centro di una scena centrale di Rain Man, film del 1988 con protagonisti Tom Cruise e Dustin Hoffman. Questi interpretano i fratelli Charlie e Raymond, quest’ultimo affetto da autismo e dotato di una memoria straordinaria. Proprio per la sua memoria Charlie porta Raymond a un tavolo da blackjack, sfruttandolo cinicamente per avvantaggiarsi nel gioco. Si tratta di due esempi tra i tanti che hanno visto il cinema parlare di blackjack, spesso sottolineandone le componenti mnemoniche.
Più recenti sono poi gli esempi di videogiochi, mercato in costante crescita. In molti casi il blackjack è un’attività secondaria, magari ospitata in un’ambientazione western come Red Dead Redemption 2, oppure all’interno di un casinò come nella serie GTA: in entrambi i casi il blackjack non è al centro delle vicende, ma è significativamente incluso tra le attività con le quali è possibile intrattenersi. Non mancano poi esempi nei quali il blackjack sia di per sé stesso un videogioco: diversamente dalle attività secondarie, in questi casi il videogioco è interamente centrato sull’esperienza del blackjack. Tipicamente si tratta di occasioni per giocare online in compagnia di altre persone connesse alla stessa stanza, e in questa veste il blackjack in rete, grazie anche alle tante varianti incluse, ha potuto affermarsi come uno dei passatempi più apprezzati tra quelli proposti dalle piattaforme specializzate. Anche in questo caso, direttamente o indirettamente il blackjack gode di molta popolarità nel mondo dei videogiochi.

Anche nel mondo della musica il blackjack ha sempre avuto molti consensi: le sue particolarità sono state utilizzate in molti casi, sia in senso diretto che metaforico. Per esempio il primo album della band hip hop Death Grips, pubblicato nel 2012, conteneva una traccia chiamata proprio Blackjack: scene del gioco erano utilizzate in senso figurato per riferirsi a vicende personali del cantante. Più diretti invece i riferimenti contenuti in Blackjack, brano del 1958 di Ray Charles: in questo caso il protagonista parla proprio della sua esperienza al blackjack, sfortunata anche nei rari casi in cui pensava di avere una buona mano.
Concludiamo con i libri, che in diversi modi hanno contribuito a tramandare il mito del blackjack. Gli esempi più classici sono i libri nei quali si illustrano strategie e simili: tra l’enorme numero di opere di questo genere spicca Beat The Dealer, scritto negli anni ’60 da Edward Thorp. Non si tratta del solito libro di strategia: Thorp è infatti un matematico e statistico, e nel suo libro analizza scientificamente le probabilità connesse al gioco, illustrandole da un punto di vista matematico. Non a caso, da molti è considerato il più importante libro mai scritto sul blackjack. Cambiando decisamente genere, è importante citare un’opera abbastanza particolare: è infatti grazie a Miguel de Cervantes che abbiamo la prima vera descrizione del blackjack. L’autore del Don Chisciotte, nei primi anni del 1600, pubblicò Novelle Esemplari, una raccolta di racconti: tra questi, Rinconete y Cortadillo. Il racconto narra la storia di due ladruncoli della Siviglia del tempo, citando un gioco di carte noto come veintiuna: il suo scopo era avere carte il cui valore non superasse il punteggio di 21 punti, ma vi fosse più vicino rispetto a quello di banco e avversari. Insomma, le stesse regole del moderno blackjack: grazie a un racconto di Cervantes sappiamo che un suo antenato, noto con un nome che fa riferimento al punteggio, era noto e praticato già oltre quattrocento anni fa.