Francesco Agati – In questi anni più volte ci siamo battuti in favore del Ponte dello Stretto di Messina, opera essenziale e propedeutica per fare uscire la regione dall’isolamento e iniziare un percorso di realizzazione di importanti infrastrutture nell’entroterra quali TAV, interporto di Gela, autostrade, elettrificazione della ferrovia.
La decisione del Consiglio dei Ministri di approvare nella prossima legge di bilancio l’opera di importanza strategica europea lascia i professionisti e imprenditori siciliani soddisfatti e fiduciosi.
Finalmente la Sicilia potrà beneficiare, della transizione ecologica, la conversione dai mezzi più inquinanti come navi ed aerei, a quelli green come i treni e l’alta velocità ferroviaria che collegheranno le città ed i porti siciliani al nord Italia e agli altri paesi europei. Il ponte stradale e ferroviario sarà costruito interamente con i fondi europei (FSC), lo strumento finanziario principale per l’attuazione delle politiche di sviluppo e di coesione economica, sociale e territoriale, atto a rimuovere gli squilibri economici e sociali tra le regioni ricche e quelle più svantaggiate o isolate appartenenti all’Europa.
Dei 12 miliardi previsti per la costruzione dell’opera, la metà sarà finanziata dall’Unione Europea, essendo il ponte una piccola parte di un corridoio ferroviario che da Berlino porta a Palermo (fino a raggiungere Gela, polo della logistica di Gela), mentre un’altra parte dell’investimento potrebbe essere coperto dalla BEI, la Banca Europea degli Investimenti.
Il ponte e le infrastrutture connesse fungeranno da moltiplicatori di investimenti che, in assenza di reti veloci e di connessioni strategiche hanno trasformato la Sicilia in una terra di emigrazione e sottosviluppo, inoltre; il ponte farà aumentare il valore degli immobili appartenenti a qualsiasi categoria catastale in Sicilia e attraversate da ferrovie, autostrade collegate con porti. Lo sviluppo porta sviluppo.