Francesco Agati- Nei decenni i pescatori hanno invocato aiuto alle istituzioni, un loro diritto, un diritto di tutti I gelesi. Per primo li ho aiutati.
Che i politici gelesi non sono all’altezza di realizzare e rendere esecutivi progetti portuali è un fatto conclamato; ormai hanno portato la struttura alla completa inagibilità; oggi in uso, possesso e detenzione a un numero ridotto di lavoratori della pesca.
Poche sono le “lancie” che possono entrare e uscire dall’infrastruttura, se da un lato i politici sono incapaci, i pochi utilizzatori i pescatori, sono i rei della catastrofe ambientale, lo specchio d’acqua è pieno zeppo di ogni rifiuto organico e artificiale; nel porto gelese galleggia di tutto, grossi pesci morti in putrefazione, liquami, oli, bottiglie, fusti, l’odore di lurido è nausabondo; mosche e insetti potrebbero essere gli untori di gravi epidemie.
Gela non ha un porto ma una vera discarica galleggiante, unica nel suo genere in tutto il mediterraneo.
In virtù che comunque nell’infrastruttura si effettua commercio di pescato, chiedo che i pescatori imparino a preservare il porto, gli invito a ripulirlo, bonificarlo e renderlo decoroso ora e sempre.
Le istituzioni non dovrebbero permettere che quest’area sia una zona franca e anarchia della sporcizia, che attivino controlli sull’igiene e decoro.