Francesco Agati: Le esigenze abitative della famiglia dovrebbero essere salvaguardate dall’ordinamento mediante il sistema dell’edilizia popolare o convenzionata; non sempre è così, ormai i finanziamenti per l’edilizia pubblica sono fermi da trent’anni, sempre più famiglie hanno la necessità di dare un tetto a bambini, anziani, disabili, e sempre più spesso l’abitazione diventa stato di necessità.
Lo stato di necessità è una condizione in cui il soggetto si trova esposto ad un pericolo attuale non evitabile, non ascrivibile al soggetto stesso, e comportante danno grave alla persona od altri.
La scriminante dello stato di necessità è disciplinata dall’articolo 54 del Codice Penale che recita: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”.
La disposizione della prima parte di questo articolo si applica anche se lo stato di necessità è determinato dall’altrui minaccia; ma, in tal caso, del fatto commesso dalla persona minacciata risponde chi l’ha costretta a commetterlo.
Sono abbastanza diffusi casi in cui il capofamiglia decide di compiere un abuso edilizio realizzando ex novo una dimora per la famiglia, probabilmente in attesa di una sanatoria o condono edilizio prossimo venturo. In alcune aree d’Italia, sono emersi casi simili derivanti da una serie di concause.
Purtroppo tra le cause vi rientra anche la cosiddetta tensione abitativa, ovvero una situazione in cui la domanda di alloggi residenziali non è adeguatamente soddisfatta dall’offerta; o meglio, domanda e offerta non riescono a incontrarsi per condizioni di povertà, disagio e criticità sociali.
Con un buon tecnico e un’ottimo avvocato potrebbe essere possibile invocare lo stato di necessità e di bisogno, riuscendo a fare sospendere l’ordinanza di demolizione già in atto.