[embed_video id=101086]Si celebra il 3 ottobre la prima Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione nell’anniversario di quel 3 ottobre del 2013, in cui si consumò nel Canale di Sicilia, al largo di Lampedusa, una delle più gravi stragi di migranti. Erano le 7 del mattino quando un’imbarcazione libica con a bordo oltre 900 persone affondo’ in seguito a un incendio divampato a bordo. 360 morti, tra cui tantissimi bambini, e 20 dispersi. Dopo quella tragedia si era istituito il “Comitato 3 ottobre” per non dimenticare le vittime del mare e con una legge, approvata definitivamente il 16 marzo scorso, oggi si celebra la prima Giornata della Memoria.
In Senato è stata ricordata nel corso di un incontro al quale ha partecipato anche il presidente Piero Grasso. A Lampedusa invece sono arrivati più di 200 studenti da tutta Italia e dall’Europa, accompagnati dai loro insegnanti, per confrontarsi concretamente sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione. Sull’isola anche il ministro Alfano per la cerimonia di deposizione della corona, in mare, sul punto della tragedia. Anche Gentiloni, esprimendo soddisfazione per il fallimento del referendum turco sulle quote per i migranti, ha spiegato che “se l’Europa non si dimostra all’altezza di rispondere a un problema come l’immigrazione, alla fine non ce la farà per tante ragioni”. Poi ha ricordato che Lampedusa “è un simbolo positivo per tutta l’Europa”
Critica la posizione del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini nei confronti dell’Unione Europea. «L’impegno preso dall’Unione europea con l’approvazione del piano Junker è stato totalmente disatteso». Rivolgendosi al vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, presente all’incontro di chiusura del Prix Italia, il sindaco ha ricordato che, dopo il naufragio del 3 ottobre 2013, l’ex presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso «venne qui e pronunciò una frase storica: «mai più mortì. Da allora, secondo le stime dell’Unhcr si contano 11 mila morti. Nonostante la linea di soccorso si sia spostata a sud di Lampedusa, continuiamo ad accogliere migranti sull’isola a fronte di una Ue che non ha mantenuto neppure una delle promesse che aveva fatto: voi respingete verso l’Italia più persone di quante ne accogliete».
Nicolini ha sottolineato che nel 2011 25 mila profughi «rimasero sull’isola per volontà politica, trasformandola in un tappeto di carne umana». «La comunità si fece carico dell’accoglienza e abbiamo pagato un prezzo enorme – ha spiegato -. Ma la solidarietà e non il respingimento ci ha salvati, grazie alla collaborazione con il governo. Ora dalla Ue ci aspettiamo che questo quadro di solidarietà si estenda nei confronti dell’Italia, della Grecia e di tutte le Lampedusa del Mediterraneo. Sbrigatevi perché il prezzo delle politiche di chiusura lo pagano anche comunità come quelle della nostra isola».