Le Segreterie regionali di CGIL, CISL, UIL e CSA hanno invitato tutti i lavoratori delle ex province regionali della Sicilia a partecipare il prossimo 23 Giugno a uno sciopero generale. Appello ai sindaci della provincia di Caltanissetta di aderire alla manifestazione. Il concentramento è previsto in piazza Verdi dalle ore 9.30 del mattino e il corteo comincerà a muoversi alle 10.30 per spostarsi lungo via Maqueda e corso Vittorio Emanuele per giungere in piazza del Parlamento di fronte il palazzo dell’Assemblea Regionale Siciliana (Ars).Lo sciopero è finalizzato a manifestare:
-Contro i tagli del governo che, di fatto, renderanno impossibile poter provvedere ad assicurare la fruizione dei SERVIZI essenziali, resi dalla “ex Provincia Regionale”, ai cittadini del Territorio di questa Provincia e, al contempo, negheranno il “futuro” ai lavoratori dell’ente ed alle loro famiglie. In particolare, manifesteremo il nostro dissenso in ordine al “prelievo forzoso”, da parte dello Stato e a carico delle ex Province, previsto, per gli anni 2015, 2016 e 2017, dal comma 418 della Legge 190/2014 (Legge di Stabilità 2015), così come quantificato con Decreto 28/04/2015, che per la nostra provincia sarà:
•di 5.301.422,18 euro per l’anno 2015,
•di 9.368.703,79 euro per l’anno 2016
•di 13.435.985,40 euro per l’anno 2017;
-contro l’attuale mancata emanazione, da parte del Legislatore Siciliano, della Legge di riordino delle ex Province Regionali, che dia un assetto definitivo agli Enti de quo e determini, finalmente, con chiarezza, Funzioni, Personale e Risorse.
Le sigle sindacali ricordano che la partecipazione rappresenta un momento importante di azione a “Tutela delle Città della nostra Provincia e dell’intero Territorio Siciliano”. L’attuale assenza di una normativa di riordino delle ex Province Siciliane e l’attuale permanenza, in capo alle medesime, di tutte le funzioni loro attribuite dalla Legge n. 9/1986, in presenza del richiamato contributo obbligatorio imposto dallo Stato ai citati Enti determinerà, tra le funzioni di maggiore impatto sociale, l’impossibilità di garantire:
1) Il regolare funzionamento degli Istituti Scolastici Superiori di II grado, di competenza provinciale, stante l’impossibilità dell’Ente Provincia di far fronte alle spese di acqua, luce, gas, telefono, etc. dei superiori Istituti;
2) La sicura fruibilità degli edifici scolastici che li ospitano, stante la progressiva carenza dei necessari interventi manutentivi di tipo ordinario e straordinario che, potrebbe, in alcuni casi, portare, anche, alla chiusura dei detti edifici o di parte dei medesimi;
3) Il regolare assetto della rete stradale provinciale che, in assenza di interventi manutentivi, potrebbe subire la chiusura al transito di molti tratti stradali, costringendo l’utenza a percorsi alternativi, magari più lunghi e, pertanto, più costosi e dispendiosi;
4) La necessaria assistenza ai disabili sensoriali, con drastica riduzione dei servizi socio – assistenziali a cui i medesimi hanno diritto e con gravissimo pregiudizio, oltre che per gli stessi disabili, anche per tutte le associazioni del terzo settore che, attraverso il sostegno finanziario degli Enti Provinciali, quei servizi assicurano.
La mancanza di risorse renderà, inoltre, oltremodo, difficile assicurare interventi e contribuzioni a sostegno e promozione delle piccole e medie imprese del settore turistico, agricolo e artigianale operanti a livello provinciale, oltre a determinare l’ impossibilità di affidare ad imprese i necessari interventi manutentivi, con conseguente restrizione delle commesse pubbliche e contrazione delle attività lavorative delle aziende del settore.
“La questione – hanno concluso i sindacati – non riferisce e non colpisce, esclusivamente, i dipendenti delle ex Province Regionali ma trattasi di un problema Politico che investe tutti i cittadini attraverso il suddetto, “prelievo forzoso” ed il mancato riordino delle ex Province Regionali Siciliane, determineranno, quasi certamente, “danni”, in termini di servizi essenziali da rendere ai cittadini delle nostre città. Inoltre, vi è l’autentico rischio di non potere mantenere i livelli occupazionali esistenti a causa della possibile riduzione del 50% del personale a tempo indeterminato in servizio presso l’Ente. Se ciò, malauguratamente, accadesse, purtroppo, verrebbe a determinarsi anche la seria possibilità di non poter provvedere alla stabilizzazione del personale a tempo determinato, chiaramente, con le nefaste conseguenze che tutto ciò determinerebbe sia per le famiglie che per il Territorio)”.
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